sabato 25 novembre 2023

In Cristo tutti riceveranno la vita. - 26 nov 2023

 26 novembre 2023

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

In Cristo tutti riceveranno la vita.


Conosciamo questo testo che, ai giorni nostri, è uno dei più citati e discussi. 
Per alcuni esso riassume quasi tutto il Vangelo. 
Questa tendenza non dipende da una moda o da una certa ideologia, ma corrisponde a qualcosa di assai più profondo che già esiste in noi. Quando siamo colpiti e sorpresi da un’idea, da un avvenimento o da una persona, sembriamo dimenticare tutto il resto per non vedere più che ciò che ci ha colpiti. 
Cerchiamo una chiave in grado di aprire tutte le porte, una risposta semplice a domande difficili.
Se leggiamo questo passo del Vangelo con questo spirito, il solo criterio di giudizio, e di conseguenza di salvezza o di condanna, è la nostra risposta ai bisogni più concreti del nostro prossimo. 
Poco importa ciò che si crede e come si crede, poco importa la nostra appartenenza o meno a una comunità istituzionale, poco importano le intenzioni e la coscienza, ciò che conta è agire ed essere dalla parte dei poveri e dei marginali.
Eppure, questa pagina del Vangelo di san Matteo è inscindibile dal resto del suo Vangelo e del Vangelo intero. 
In Matteo troviamo molti “discorsi” che si riferiscono al giudizio finale. Colui che non si limita a fare la volontà di Dio attraverso le parole non sarà condannato (Mt 7,21-27). Colui che non perdona non sarà perdonato (Mt 6,12-15; 1-35). Il Signore riconoscerà davanti a suo Padre nei cieli colui che si è dichiarato per lui davanti agli uomini (Mt 10,31-33). 
La via della salvezza è la porta stretta (Mt 7,13). 
Per seguire Cristo bisogna portare la propria croce e rinnegare se stessi. Colui che vuole salvare la propria vita la perderà (Mt 16,24-26). 
San Marco ci dice anche: Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvato. Colui che non crederà sarà condannato (Mc 16,15-16). 
Queste parole ci avvertono di non escludere dal resoconto finale la nostra risposta ai doni soprannaturali e alla rivelazione. Guarire le piaghe del mondo, eliminare le miserie e le ingiustizie, tutto questo fa parte integrante della nostra vita cristiana, ma noi non rendiamo un servizio all’umanità che nella misura in cui, seguendo il Cristo, liberiamo noi stessi e liberiamo gli altri dalla schiavitù del peccato. Allora solamente il suo regno comincerà a diventare realtà.
 

Intenzioni Sante Messe

SABATO  25         Ore 18.30:  Salmaso Virginio e Reffo Armida; Cavinato Gino e Ida; Cavinato Ottorino e Mozzo Antonietta.

DOMENICA  26      Gesù Cristo Re dell’Universo. Ore 9.30: Nicoletti Lino e Fam. Def., Zanon Regina e Pasquale, Carraro Maria, Marchetto Bruno, Massarotto Gino e Settimo Livia; Fabian Adriano; Cavinato Leonunzio; Ferdinando, Luigi, Assunta, Tecla e Santa Bedin; Paparone Pierino; Marcella, Sante e  Def. Fam. Zagolin. Ore 11.00: Pro Populo.

Lunedì  27                 Ore 8.00:  Bortolato Dino e Bertilla.

MARTEDì  28            Ore  15.00:  Mazzon Tiziano.

MERCOLEDì   29            Ore 8.00:  Baldin Luciano e Fam. Def..

GIOVEDì  30            Ore 15.00:  Bedin Rino.

VENERDì  01.12     Ore 8.00:  Suor Giuditta Scapin.

SABATO  02 Ore 18.30:  Cavinato Emilio; Virgis Elio e Pasquali Ada; Bertinato Ivana Maria.

DOMENICA 03 I Domenica di Avvento. Ore 9.30: Scapin Lino; Cavinato Marco e Amabile. Ore 11.00: Pro Populo.


Incontri

Martedì ore 21.00 Incontro-prove per  il gruppo della Corale parrocchiale.


Avvisi.

· Oggi, alle ore 14.00, in sala Borsi, le volontarie del NOI donne organizzano la tombola per i nonni/e della terza età.

· Oggi, dalle ore 16.00 alle ore 19.00, il Centro parrocchiale o patronato è aperto per ospitare l’iniziativa: ‘Cavemose fora... e stiamo insieme tra famiglie’, un tempo insieme tra famiglie per giocare, crescere e conoscersi...

· Venerdì 1 dicembre è il Primo venerdì del mese, nella mattinata coi ministri straordinari porteremo la Comunione agli ammalati.

· Domenica 3 dicembre, è la prima domenica di Avvento, periodo con il quale inizia un nuovo Anno liturgico e un nuovo ciclo, il B; col ciclo B ascolteremo, nelle domeniche, il Vangelo di Marco; Avvento è il periodo in cui la liturgia ci prepara ad accogliere e a celebrare il Natale di Gesù, il Figlio di Dio che si fa Bambino e viene ad abitare in mezzo a noi per rivelarci il volto del Padre.  Il tempo di avvento è tempo di attesa e di speranza secondo l’esortazione di Gesù: ‘Vegliate perché non sapete in quale giorno il Signore verrà’, quindi attraverso il ricordo della prima venuta di Gesù nella storia ci prepariamo al momento della sua ultima venuta nella gloria alla fine dei tempi. In questo tempo liturgico in modo particolare in questi giorni così drammatici, l’umanità attende la venuta di Gesù, Principe della Pace. Nell’ottavo centenario del presepe di Greccio (il primo presepe della storia) voluto da S. Francesco per metterci in contatto anche sensoriale col mistero di Dio che si fa bambino in Gesù, comprendiamo nella fragilità di quel Bambino la modalità di Dio di affermare la Pace.


 «VENITE, BENEDETTI DEL PADRE MIO»

l tempo ordinario si conclude con una solennità il cui nome, all’orecchio di alcuni, potrebbe suonare un po’ strano. Perché dare a Gesù Cristo il titolo di Re? Forse è una domanda che ci poniamo anche noi. 
Questa ricorrenza liturgica sembra stridere con il nostro modo consueto di pensare ai re e ai potenti.

E non basta che quanti vengono investiti da tali onori, solitamente affermino che ciò sia, prima di tutto, un onere, un servizio. La storia, infatti, insegna che spesso, questi buoni propositi, non vanno oltre a semplici “spot”, senza convertire l’esistenza di chi è chiamato a compiti di guida e di potere.

Come in tutte le cose, allora, ecco che c’è la necessità di un esempio perfetto, indefettibile e assoluto ed ecco perché la liturgia non cambia il nome a questa solennità: dove sta la vera regalità? Sta nel servizio al cuore dell’uomo, alle sue necessità, perché, come direbbe san Tommaso d’Aquino, non si può non amare chi Dio ama. 
Il giudizio sull’amore non è questione di verifica successiva, ma di conversione continua al modo vero di regnare nella vita. Dopo tutto, è vero che noi ci ricordiamo nella vita di chi ci ha voluto bene!



 
Oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, ci viene presentato il giudizio finale. Cristo sarà il giudice glorioso di tutti gli uomini.
 E il giudizio verterà su quello che avremo fatto a lui, presente nei poveri e nei piccoli, che egli chiama suoi fratelli.

 
Prima lettura    Ez 34,11-12.15-17
Voi siete mio gregge, io giudicherò tra pecora e pecora.

 
Dal libro del profeta Ezechièle
 
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.
Parola di Dio
 

Salmo responsoriale       Sal 22
 
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
 
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
 
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
 
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
 
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
 
 
Seconda lettura    1Cor 15,20-26.28
Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti.
 
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
 
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Parola di Dio

 
Canto al Vangelo (Mc 11,9.10)
 
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
 
 
Vangelo    Mt 25,31-46
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
 
+ Dal Vangelo secondo Matteo
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Parola del Signore






INIZIATIVE   IN PARROCCHIA 









  







Venga il tuo regno di verità e di pace

Nel 1925, a seguito degli eventi della prima guerra mondiale, papa Pio XI indisse un “Giubileo della pace”; l’11 dicembre dello stesso anno, con l’enciclica “Quas primas”, istituiva la Solennità di Gesù Cristo Re, a coronamento del Giubileo. Originariamente la ricorrenza era collocata nell’ultima domenica di ottobre, ma con il Concilio Vaticano II è stata spostata all’ultima domenica dell’anno liturgico ed è stata adottata anche dalle Confessioni luterana e anglicana. Parlare di regalità di Cristo oggi ha ancora un senso e se sì, come farla vivere nella nostra società post-cristiana sempre più autonoma da ogni riferimento a Dio e a Cristo? Il prefazio della Messa definisce, quello di Cristo, regno eterno e universale, di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace.

Le ragioni che spinsero Pio XI, su richiesta di pastori e fedeli, a istituire la ricorrenza valgono ancora? Nella citata enciclica, il Papa chiedeva ai cattolici un maggiore impegno nella società per accelerare il ritorno alla regalità sociale di Cristo, per opporre «un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l’umana società», cioè il laicismo con tutti i suoi errori. Lo scopo del richiamo di Pio XI è proprio contrastare la nascita e la crescita di una società atea e secolarizzata, per l’avere i cristiani allontanato Cristo «e la sua santa legge» dalla pratica della vita quotidiana, dalla famiglia e dalla società. Continuando a negare e rigettare «l’impero di Cristo Salvatore» diviene, così, impossibile una speranza di pace duratura fra i popoli.

Da qui la necessità di «instaurare il Regno di Cristo e proclamarlo Re dell’Universo». Dopo quasi cento anni, resta attuale l’analisi di Pio XI, la quale ci aiuta a constatare che anche oggi, l’umanità, quasi idolatrando il principio di autodeterminazione, sceglie di fare a meno di Dio. «Se comandiamo che Cristo Re venga venerato da tutti i cattolici del mondo – afferma il Papa –, con ciò Noi provvederemo alle necessità dei tempi presenti, apportando un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l’umana società».

Parole che restano attuali; è innegabile, infatti, che anche oggi la fede vada diluendosi, sino a diventare ininfluente nella concezione della vita e nelle scelte delle nostre società; pure i cristiani talora rinunciano a essere sale e lievito evangelico nella pasta di questo mondo, risultando, così, irrilevanti nell’affrontare le grandi sfide del nostro tempo. La festa di Cristo Re può essere uno stimolo per i cattolici a svegliarsi dal sonno dell’indifferenza e dell’accomodamento allo spirito mondano. Se ieri la “peste” era il laicismo, oggi la “peste” è l’indifferenza, il disimpegno, l’accettazione acritica di tutto come se non ci fosse più differenza fra il bene e il male. Pretestuosa è la ricorrente critica all’utilizzo del titolo “regale” attribuito a Cristo, quasi che con esso si voglia imporre con la forza a tutti le nostre convinzioni. La verità è che i destinatari della ricorrenza annuale di Cristo Re siamo noi cristiani, sollecitati dallo Spirito a considerare Cristo nostro Re e Signore, a essere testimoni del vangelo per credenti e non credenti. O questo ci è chiaro, o smettiamola di pregare così:

«Padre nostro… venga il tuo regno». + mons. Giovanni D’Ercole, vescovo





Calendario liturgico: (27 novembre-3 dicembre 2023)

27 L A te la lode e la gloria nei secoli. Gesù osserva la povera vedova che si muove con discrezione ed esprime la sua ammirazione. Donando a Dio non si resta poveri. S. Virgilio; S. Laverio; B. Bernardino da Fossa. Dn 1,1-6.8-20; Cant. Dn 3,52-56; Lc 21,1-4.

28 M A lui la lode e la gloria nei secoli. Gesù annuncia tribolazioni, e mette in guardia i suoi dal seguire le voci ingannevoli dei falsi profeti che annunceranno il suo ritorno. S. Giacomo della Marca; S. Teodora. Dn 2,31-45; Cant. Dn 3,57-61; Lc 21,5-11.

29 M A lui la lode e la gloria nei secoli. I cristiani, anche se odiati o traditi da parenti e amici, sapranno dare testimonianza di fede sostenuti dallo Spirito Santo. S. Saturnino; S. Illuminata. Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cant. Dn 3,62-67; Lc 21,12-19.

30 G S. Andrea ap. (f, rosso). Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio. Quattro pescatori sono chiamati da Gesù. Essi, lasciando tutto, alla sua sequela diventano “pescatori di uomini”. S. Galgano Guidotti; S. Mirocleto. Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22.

1 V A lui la lode e la gloria nei secoli. Come il fiorire delle piante annuncia l’estate, così le parole e le opere di Gesù sono già i segni visibili del Regno. S. Eligio; B. Clementina N. Anuarite; S. Charles de Foucauld. Dn 7,2-14; Cant. Dn 3,75-81; Lc 21,29-33.

2 S A lui la lode e la gloria nei secoli. A chi vuole mettersi alla sua sequela, Gesù chiede preghiera e vigilanza. S. Viviana; S. Cromazio; B. Giovanni Ruysbroeck. Dn 7,15-27; Cant. Dn 3,82-87; Lc 21,34-36.

3 D I Domenica di Avvento / B. I sett. di Avvento / B - I sett. del Salterio. S. Francesco Saverio. Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; Sal 79; 1Cor 1,3-9; Mc 13,33-37.


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