Se leggiamo questo passo del Vangelo con questo spirito, il solo criterio di giudizio, e di conseguenza di salvezza o di condanna, è la nostra risposta ai bisogni più concreti del nostro prossimo.
Eppure, questa pagina del Vangelo di san Matteo è inscindibile dal resto del suo Vangelo e del Vangelo intero.
DOMENICA 26 Gesù Cristo Re dell’Universo. Ore 9.30: Nicoletti Lino e Fam. Def., Zanon Regina e Pasquale, Carraro Maria, Marchetto Bruno, Massarotto Gino e Settimo Livia; Fabian Adriano; Cavinato Leonunzio; Ferdinando, Luigi, Assunta, Tecla e Santa Bedin; Paparone Pierino; Marcella, Sante e Def. Fam. Zagolin. Ore 11.00: Pro Populo.
Lunedì 27 Ore 8.00: Bortolato Dino e Bertilla.
MARTEDì 28 Ore 15.00: Mazzon Tiziano.
MERCOLEDì 29 Ore 8.00: Baldin Luciano e Fam. Def..
GIOVEDì 30 Ore 15.00: Bedin Rino.
VENERDì 01.12 Ore 8.00: Suor Giuditta Scapin.
SABATO 02 Ore 18.30: Cavinato Emilio; Virgis Elio e Pasquali Ada; Bertinato Ivana Maria.
DOMENICA 03 I Domenica di Avvento. Ore 9.30: Scapin Lino; Cavinato Marco e Amabile. Ore 11.00: Pro Populo.
Martedì ore 21.00 Incontro-prove per il gruppo della Corale parrocchiale.
· Oggi, alle ore 14.00, in sala Borsi, le volontarie del NOI donne organizzano la tombola per i nonni/e della terza età.
· Oggi, dalle ore 16.00 alle ore 19.00, il Centro parrocchiale o patronato è aperto per ospitare l’iniziativa: ‘Cavemose fora... e stiamo insieme tra famiglie’, un tempo insieme tra famiglie per giocare, crescere e conoscersi...
· Venerdì 1 dicembre è il Primo venerdì del mese, nella mattinata coi ministri straordinari porteremo la Comunione agli ammalati.
· Domenica 3 dicembre, è la prima domenica di Avvento, periodo con il quale inizia un nuovo Anno liturgico e un nuovo ciclo, il B; col ciclo B ascolteremo, nelle domeniche, il Vangelo di Marco; Avvento è il periodo in cui la liturgia ci prepara ad accogliere e a celebrare il Natale di Gesù, il Figlio di Dio che si fa Bambino e viene ad abitare in mezzo a noi per rivelarci il volto del Padre. Il tempo di avvento è tempo di attesa e di speranza secondo l’esortazione di Gesù: ‘Vegliate perché non sapete in quale giorno il Signore verrà’, quindi attraverso il ricordo della prima venuta di Gesù nella storia ci prepariamo al momento della sua ultima venuta nella gloria alla fine dei tempi. In questo tempo liturgico in modo particolare in questi giorni così drammatici, l’umanità attende la venuta di Gesù, Principe della Pace. Nell’ottavo centenario del presepe di Greccio (il primo presepe della storia) voluto da S. Francesco per metterci in contatto anche sensoriale col mistero di Dio che si fa bambino in Gesù, comprendiamo nella fragilità di quel Bambino la modalità di Dio di affermare la Pace.
«VENITE, BENEDETTI DEL PADRE MIO»
E non basta che quanti vengono investiti da tali onori, solitamente affermino che ciò sia, prima di tutto, un onere, un servizio. La storia, infatti, insegna che spesso, questi buoni propositi, non vanno oltre a semplici “spot”, senza convertire l’esistenza di chi è chiamato a compiti di guida e di potere.
Come in tutte le cose, allora, ecco che c’è la necessità di un esempio perfetto, indefettibile e assoluto ed ecco perché la liturgia non cambia il nome a questa solennità: dove sta la vera regalità? Sta nel servizio al cuore dell’uomo, alle sue necessità, perché, come direbbe san Tommaso d’Aquino, non si può non amare chi Dio ama.
Voi siete mio gregge, io giudicherò tra pecora e pecora.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.
Parola di Dio
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Parola di Dio
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Parola del Signore
Nel 1925, a seguito degli eventi della prima guerra mondiale, papa Pio XI indisse un “Giubileo della pace”; l’11 dicembre dello stesso anno, con l’enciclica “Quas primas”, istituiva la Solennità di Gesù Cristo Re, a coronamento del Giubileo. Originariamente la ricorrenza era collocata nell’ultima domenica di ottobre, ma con il Concilio Vaticano II è stata spostata all’ultima domenica dell’anno liturgico ed è stata adottata anche dalle Confessioni luterana e anglicana. Parlare di regalità di Cristo oggi ha ancora un senso e se sì, come farla vivere nella nostra società post-cristiana sempre più autonoma da ogni riferimento a Dio e a Cristo? Il prefazio della Messa definisce, quello di Cristo, regno eterno e universale, di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace.
Le ragioni che spinsero Pio XI, su richiesta di pastori e fedeli, a istituire la ricorrenza valgono ancora? Nella citata enciclica, il Papa chiedeva ai cattolici un maggiore impegno nella società per accelerare il ritorno alla regalità sociale di Cristo, per opporre «un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l’umana società», cioè il laicismo con tutti i suoi errori. Lo scopo del richiamo di Pio XI è proprio contrastare la nascita e la crescita di una società atea e secolarizzata, per l’avere i cristiani allontanato Cristo «e la sua santa legge» dalla pratica della vita quotidiana, dalla famiglia e dalla società. Continuando a negare e rigettare «l’impero di Cristo Salvatore» diviene, così, impossibile una speranza di pace duratura fra i popoli.
Da qui la necessità di «instaurare il Regno di Cristo e proclamarlo Re dell’Universo». Dopo quasi cento anni, resta attuale l’analisi di Pio XI, la quale ci aiuta a constatare che anche oggi, l’umanità, quasi idolatrando il principio di autodeterminazione, sceglie di fare a meno di Dio. «Se comandiamo che Cristo Re venga venerato da tutti i cattolici del mondo – afferma il Papa –, con ciò Noi provvederemo alle necessità dei tempi presenti, apportando un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l’umana società».
Parole che restano attuali; è innegabile, infatti, che anche oggi la fede vada diluendosi, sino a diventare ininfluente nella concezione della vita e nelle scelte delle nostre società; pure i cristiani talora rinunciano a essere sale e lievito evangelico nella pasta di questo mondo, risultando, così, irrilevanti nell’affrontare le grandi sfide del nostro tempo. La festa di Cristo Re può essere uno stimolo per i cattolici a svegliarsi dal sonno dell’indifferenza e dell’accomodamento allo spirito mondano. Se ieri la “peste” era il laicismo, oggi la “peste” è l’indifferenza, il disimpegno, l’accettazione acritica di tutto come se non ci fosse più differenza fra il bene e il male. Pretestuosa è la ricorrente critica all’utilizzo del titolo “regale” attribuito a Cristo, quasi che con esso si voglia imporre con la forza a tutti le nostre convinzioni. La verità è che i destinatari della ricorrenza annuale di Cristo Re siamo noi cristiani, sollecitati dallo Spirito a considerare Cristo nostro Re e Signore, a essere testimoni del vangelo per credenti e non credenti. O questo ci è chiaro, o smettiamola di pregare così:
«Padre nostro… venga il tuo regno». + mons. Giovanni D’Ercole, vescovo
Calendario liturgico: (27 novembre-3 dicembre 2023)
27 L A te la lode e la gloria nei secoli. Gesù osserva la povera vedova che si muove con discrezione ed esprime la sua ammirazione. Donando a Dio non si resta poveri. S. Virgilio; S. Laverio; B. Bernardino da Fossa. Dn 1,1-6.8-20; Cant. Dn 3,52-56; Lc 21,1-4.
28 M A lui la lode e la gloria nei secoli. Gesù annuncia tribolazioni, e mette in guardia i suoi dal seguire le voci ingannevoli dei falsi profeti che annunceranno il suo ritorno. S. Giacomo della Marca; S. Teodora. Dn 2,31-45; Cant. Dn 3,57-61; Lc 21,5-11.
29 M A lui la lode e la gloria nei secoli. I cristiani, anche se odiati o traditi da parenti e amici, sapranno dare testimonianza di fede sostenuti dallo Spirito Santo. S. Saturnino; S. Illuminata. Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cant. Dn 3,62-67; Lc 21,12-19.
30 G S. Andrea ap. (f, rosso). Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio. Quattro pescatori sono chiamati da Gesù. Essi, lasciando tutto, alla sua sequela diventano “pescatori di uomini”. S. Galgano Guidotti; S. Mirocleto. Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22.
1 V A lui la lode e la gloria nei secoli. Come il fiorire delle piante annuncia l’estate, così le parole e le opere di Gesù sono già i segni visibili del Regno. S. Eligio; B. Clementina N. Anuarite; S. Charles de Foucauld. Dn 7,2-14; Cant. Dn 3,75-81; Lc 21,29-33.
2 S A lui la lode e la gloria nei secoli. A chi vuole mettersi alla sua sequela, Gesù chiede preghiera e vigilanza. S. Viviana; S. Cromazio; B. Giovanni Ruysbroeck. Dn 7,15-27; Cant. Dn 3,82-87; Lc 21,34-36.
3 D I Domenica di Avvento / B. I sett. di Avvento / B - I sett. del Salterio. S. Francesco Saverio. Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; Sal 79; 1Cor 1,3-9; Mc 13,33-37.
Nessun commento:
Posta un commento