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Dal Vangelo di Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti… quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.  E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Mi lascio ispirare

Ansia/Paura - Relazioni sotto uno sguardo nuovo 

Che cosa suscita in noi la parola ‘’quaresima’’? Quale richiamo interiore sentiamo pensando al mercoledì delle ceneri? Forse un ricordo vago o una memoria che difficilmente sentiamo attuale e coinvolgente. Invece la liturgia all’inizio di questo cammino ci offre una risposta affascinante nelle parole di Gesù che troviamo nel Vangelo di Matteo. Non c’è ‘’selfie’’ al mondo che possa cogliere la bellezza e la grandezza di un’anima, non c’è sguardo più delicato, profondo e carico d’amore nel nostro cuore, dentro alla nostra stanza interiore, dello sguardo di Dio Padre che ‘’vede nel segreto’’ e ci ricompensa con la nostra straordinaria identità di figli amati. Fare elemosina, pregare e vivere il digiuno sono le tre dimensioni fondamentali delle nostre relazioni: il rapporto con gli altri, il rapporto con Dio e la relazione con le cose. Il nostro modo di relazionarci può essere dettato dall’ansia di autocompiacimento, dal continuo rincorrere il bisogno di mostrarci per sentire il plauso di chi ci sta attorno. In un contesto culturale dove tutto diventa spettacolarizzato sui mezzi di comunicazione che abbiamo a portata di mano, la celebrazione del mercoledì delle ceneri e il cammino quaresimale ci offrono invece l’opportunità di riscoprire quanto sia grande il nostro bisogno di relazioni nella gratuità (elemosina), di quanto sia vitale il nostro rapporto con Dio (preghiera) e di quanto sia provvidenziale uno spirito equilibrato e rispettoso nell’uso delle cose e nella cura del nostro corpo (digiuno). 

Rifletto...

  • Chi siamo nell’intimo della nostra ‘stanza’ interiore? 

  • Come trasformare quell’ansia dell’apparire e dell’avere in serenità dell’essere figli, fratelli, persone autentiche?
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L'attenzione del cuore come antidoto alla paura

Preoccupazione, paura, ansia ed affanno sono esperienze che contraddistinguono l’uomo di tutti i tempi. Tuttavia c’è differenza tra preoccupazione ed attenzione. Essere attenti ad una certa situazione o problema, porta ad azioni concrete di vera utilità e presuppone una consapevolezza delle proprie risorse ed insieme dei propri limiti, una fiducia di base nei confronti degli altri e della vita. Le nostre ansie dunque, se accettiamo di ascoltarle, ci dicono dove di fatto è focalizzato il nostro cuore, che cosa conta veramente per noi, aldilà di quello che diciamo o crediamo. Questa presa d’atto è fondamentale per poter apportare un cambiamento. Man mano si coltivano fiducia e speranza come orizzonti di senso, gli affanni si stemperano e si comprende che non tutto dipende da noi, che nulla dobbiamo dimostrare e, non da ultimo, che non siamo soli. Troviamo una sintesi luminosa dell’itinerario esistenziale che siamo chiamati a compiere per trasformare timori ed angosce in 1 Gv 4,18: «Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore».

Una voce dall'Albania

Anifa è una giovane mamma fuggita dal suo paese per una vendetta di famiglia che potrebbe ricadere su uno dei suoi figli maschi. Ora vive nella nostra cittadina in una casa diroccata e  arredata con due vecchi divani, un tappeto e una piccola stufa. In questo angolo regnano lo sporco, il disordine e… la vivacità di sei bambini che corrono a piedi nudi nel fango e fanno festa ogni volta che ci vedono. Il marito è assente; ci chiediamo come possa sostenere da sola un peso così grande! Spesso le portiamo cibo e quant’altro, ma tutto finisce troppo presto! L’indomani si vede Anifa con un bimbo in braccio e gli altri di seguito che corrono lungo la strada per cercare qualche moneta ai passanti. “Perché non li iscrivi a scuola?” spesso le ripetiamo noi preoccupate… Da ottobre Samuel di 8 anni frequenta la scuola e il nostro centro diurno dove può pranzare ed essere seguito nello svolgimento dei compiti. Nei suoi occhi c’è tanta gratitudine e riconoscenza che esprime sempre con un abbraccio affettuoso.

Sr Giusi, sr Lilliana e sr Paola - Suore Maestre di Santa Dorotea

Dio viene nella notte, tra le nubi spesso tenebrose che si addensano sulla nostra vita. Ognuno di noi conosce questi momenti. C’è bisogno di riconoscerlo, di guardare oltre la notte, di alzare lo sguardo per vederlo in mezzo alle oscurità. […] Cosa vuol dire questo? Avere occhi luminosi anche dentro le tenebre, non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che tante volte portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi.[…] Questo è il pericolo: che siano le nostre paure a reggerci. (Papa Francesco)