sabato 5 febbraio 2022

 6 febbraio 2022

" Sarai pescatore di uomini"


Prima di essere la pietra su cui Cristo avrebbe fondato la sua Chiesa, Pietro-Simone è stato colui che ha percorso per intero il cammino pieno di passione impulsiva ed insieme di incertezze verso il suo Signore.
 Egli è stato in questo modo colui che ha percorso, prima di noi, l’itinerario che a ciascuno di noi è chiesto di percorrere.
Simone era un pescatore: ciascuno ha il suo lavoro e a ciascuno può capitare di faticare nel buio di tante notti e di non prendere nulla.
Ma interviene quella Presenza che chiede di lavorare sulla sua parola, cioè di vivere la propria esistenza all’interno di quell’avvenimento potente che è Cristo Signore e allora il nostro lavoro e la nostra esistenza trovano una fecondità mai prima conosciuta. In questo stesso momento ciascuno di noi percepisce la propria distanza da quell’abbraccio misericordioso ed insieme la propria estrema vicinanza.
Non saremo chiamati a fare altre cose, ma a farle per un altro scopo. Così Pietro continuerà ad essere pescatore, ma da allora in poi sarà pescatore di uomini.
 

Intenzioni Sante Messe

DOMENICA  06      V Domenica del Tempo Ordinario. Ore 9.00: Favaro Agnese; Bertapelle Armando; Ciscato Luigi e Fam. Def.. Ore 11.00: Pro Populo.

LUNEDì  07            Ore 8.00:  Pezzin Marilena.

MARTEDì  08         Ore 15.00:  Tonello Silvano.

MERCOLEDì  09 Ore  8.00:  .

GIOVEDì  10 Ore 15.00:  Bragagnolo Renato, Suor Giulia e Def. Fam. Beghin..

VENERDì  11 Ore  8.00:  .

SABATO  12 Ore 18.30: Bragagnolo Antonio, Sonia e Secondina; Sato Paolo; Betto Augusto, Caon Albina e Betto Gianfranco; Agostini Sereno e Dorina; Cavianto Ottorino,  Mozzo Antonietta e Fam. Def.; Favaro Luigi e Fam. Def.; Pedron Sergio, Filippo e Veneranda.

DOMENICA  13 VI Domenica del Tempo Ordinario. Ore 9.00:  Scapin Antonio, Bagarolo Adele e Fam. Def.; Scapin Samuele e Arino; Fabian Adriano; Ballan Anna e Cavinato Carlo; Dalle Fratte Ivo; Scapin Giovanni. Ore 11.00: Pro Populo.

 

Incontri

Martedì ore 21.00 Incontro-prove per  il gruppo della  Corale parrocchiale.


Avvisi

· Oggi celebriamo la Giornata per la vita, ci uniamo alla preghiera di tutti i credenti per il dono fondamentale della Vita, il primo dono che ognuno di noi riceve e che rende possibile tutti gli altri doni, un dono del quale non si ringrazia mai abbastanza.   La nostra fede ci dice che, questo dono è per l’eternità e non finisce con la nostra vita fisica ma ci accompagna per sempre nell’eternità di Dio che ci ha creati. In questa domenica di solito raccogliamo il nostro contributo per il Centro di Aiuto alla Vita di Campodarsego, al termine della messa quindi troverete alla porta della chiesa i cesti per la vostra offerta.

· Mercoledì 9 febbraio, alle ore 21.00, in sala Borsi ci sarà l’incontro per i catechisti parrocchiali.

· Sabato 12 febbraio, alle ore 17.00, in chiesa, ci sarà la seconda Celebrazione Penitenziale, invito tutti durante questa settimana ad accompagnare con la preghiera e col proprio ricordo, questo gruppo di ragazzi.

· Domenica 13 febbraio, dopo la messa delle ore 9.00 coi ministri straordinari porteremo la Comunione agli ammalati .

 

“CATTURARE” PER LA VITA

Celebriamo oggi la Giornata per la vita e Luca ci consegna l’immagine del «pescatore di uomini», servizio al quale Gesù chiama Pietro e i suoi compagni. Il termine greco che l’evangelista usa significa letteralmente «colui che cattura vivi ». 
Possiamo intendere che il «pescatore» è colui che cattura per la vita. Infatti il mare, le acque, nella Bibbia sono spesso simbolo della morte e di ogni altra forma di male che tenta di inghiottire l’esistenza umana nei suoi flutti. Pietro, allora, è chiamato a questo compito: liberare gli uomini dalle acque della morte per consegnarli vivi al Signore della vita. 
Questi infatti è colui che – annuncia Paolo ai Corinzi – «morì», «fu sepolto » ed «è risorto» (II Lettura). 
Vittorioso sulla morte, concede anche a noi suoi discepoli di condurre i nostri fratelli e sorelle sulle vie della vita. Dobbiamo pertanto accogliere la sua chiamata e impegnarci perché la sua grazia non rimanga in noi vana. 
La Parola di Dio che ascoltiamo deve divenire anche per noi un «tizzone ardente» che, toccando le nostre labbra come quelle di Isaia, ci renda capaci di annunciare la bella notizia di una vita piena, che Dio concede a tutti i suoi figli.
fratel Luca A. Fallica, Comunità Ss. Trinità di Dumenza


Gesù non fa violenza sui suoi discepoli ma, chiamandoli a sé, ne “converte” i desideri e i propositi. 
Preghiamo perché anche oggi ci siano giovani che lascino che il Signore sconvolga i loro piani per farne suoi apostoli. 
Oggi ricorre la 44a Giornata per la vita.

Prima lettura      Is 6,1-2.3-8
Eccomi, manda me!
 
Dal libro del profeta Isaìa
 
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Parola di Dio
 
 
Salmo responsoriale     Sal 137
 
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

 
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
 
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
 
Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!
 
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.
 
 
Seconda lettura    1Cor 15,1-11
Così predichiamo e così avete creduto.
 
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
 
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Parola di Dio.
 
 
Canto al Vangelo (Mt 4,19) 
 
Alleluia, alleluia.
Venite dietro a me, dice il Signore,
vi farò pescatori di uomini.
 
Vangelo    Lc 5,1-11
Lasciarono tutto e lo seguirono.
 
+ Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore



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MESSAGGIO PER LA 44ª GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA 

6 febbraio 2022
 
CUSTODIRE OGNI VITA 

Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2,15). Al di là di ogni illusione di onnipotenza e autosufficienza, la pandemia ha messo in luce numerose fragilità a livello personale, comunitario e sociale. 
Non si è trattato quasi mai di fenomeni nuovi; ne emerge però con rinnovata consapevolezza l’evidenza che la vita ha bisogno di essere custodita. Abbiamo capito che nessuno può bastare a sé stesso: “La lezione della recente pandemia, se vogliamo essere onesti, è la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti.
 Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme” (Papa Francesco, Omelia, 20 ottobre 2020). Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione. 

Questo è vero per tutti, ma riguarda in maniera particolare le categorie più deboli, che nella pandemia hanno sofferto di più e che porteranno più a lungo di altre il peso delle conseguenze che tale fenomeno sta comportando. 

Il nostro pensiero va innanzitutto alle nuove generazioni e agli anziani. Le prime, pur risultando tra quelle meno colpite dal virus, hanno subito importanti contraccolpi psicologici, con l’aumento esponenziale di diversi disturbi della crescita; molti adolescenti e giovani, inoltre, non riescono tuttora a guardare con fiducia al proprio futuro.

 Anche le giovani famiglie hanno avuto ripercussioni negative dalla crisi pandemica, come dimostra l’ulteriore picco della denatalità raggiunto nel 2020- 2021, segno evidente di crescente incertezza. 
Tra le persone anziane, vittime in gran numero del Covid-19, non poche si trovano ancora oggi in una condizione di solitudine e paura, faticando a ritrovare motivazioni ed energie per uscire di casa e ristabilire relazioni aperte con gli altri. 
Quelle poi che vivono una situazione di infermità subiscono un isolamento anche maggiore, nel quale diventa più difficile affrontare con serenità la vecchiaia. 
Nelle strutture residenziali le precauzioni adottate per preservare gli ospiti dal contagio hanno comportato notevoli limitazioni alle relazioni, che solo ora si vanno progressivamente ripristinando. 
Anche le fragilità sociali sono state acuite, con l’aumento delle famiglie – specialmente giovani e numerose - in situazione di povertà assoluta, della disoccupazione e del precariato, della conflittualità domestica. 
Il Rapporto 2021 di Caritas italiana ha rilevato quasi mezzo milione di nuovi poveri, tra cui emergono donne e giovani, e la presenza di inedite forme di disagio, non tutte legate a fattori economici. 

 Se poi il nostro sguardo si allarga, non possiamo fare a meno di notare che, come sempre accade, le conseguenze della pandemia sono ancora più gravi nei popoli poveri, ancora assai lontani dal livello di profilassi raggiunto nei Paesi ricchi grazie alla vaccinazione di massa. 

inanzi a tale situazione, Papa Francesco ci ha offerto San Giuseppe come modello di coloro che si impegnano nel custodire la vita: “Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà” (Patris Corde). Nelle diverse circostanze della sua vicenda familiare, egli costantemente e in molti modi si prende cura delle persone che ha intorno, in obbedienza al volere di Dio. Pur rimanendo nell’ombra, svolge un’azione decisiva nella storia della salvezza, tanto da essere invocato come custode e patrono della Chiesa. 

Sin dai primi giorni della pandemia moltissime persone si sono impegnate a custodire ogni vita, sia nell’esercizio della professione, sia nelle diverse espressioni del volontariato, sia nelle forme semplici del vicinato solidale. Alcuni hanno pagato un prezzo molto alto per la loro generosa dedizione. 
A tutti va la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento: sono loro la parte migliore della Chiesa e del Paese; a loro è legata la speranza di una ripartenza che ci renda davvero migliori. 

Non sono mancate, tuttavia, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti. 
Molto spesso si è trattato di persone comprensibilmente impaurite e confuse, anch’esse in fondo vittime della pandemia; in altri casi, però, tali comportamenti e discorsi hanno espresso una visione della persona umana e dei rapporti sociali assai lontana dal Vangelo e dallo spirito della Costituzione. 
Anche la riaffermazione del “diritto all’aborto” e la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente vanno nella medesima direzione. “Senza voler entrare nelle importanti questioni giuridiche implicate, è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. […] Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore” (Card. G. Bassetti, Introduzione ai lavori del Consiglio Episcopale Permanente, 27 settembre 2021). 
Il vero diritto da rivendicare è quello che ogni vita, terminale o nascente, sia adeguatamente custodita. Mettere termine a un’esistenza non è mai una vittoria, né della libertà, né dell’umanità, né della democrazia: è quasi sempre il tragico esito di persone lasciate sole con i loro problemi e la loro disperazione. 

La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia. Come comunità cristiana facciamo continuamente l’esperienza che quando una persona è accolta, accompagnata, sostenuta, incoraggiata, ogni problema può essere superato o comunque fronteggiato con coraggio e speranza. 

“Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi 3 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali si custodiscono reciprocamente, come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene” (Papa Francesco, Omelia, 19 marzo 2013). 

Le persone, le famiglie, le comunità e le istituzioni non si sottraggano a questo compito, imboccando ipocrite scorciatoie, ma si impegnino sempre più seriamente a custodire ogni vita. Potremo così affermare che la lezione della pandemia non sarà andata sprecata. 

IL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA







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