Noi siamo vicini gli uni agli altri perché siamo tutti amati di un amore divino. L’amore che ci unisce, lungi dall’abolire il nostro essere diversi gli uni dagli altri, rafforza, anima e sviluppa quanto c’è di originale in noi. Ma solo una carità che venga da Dio può mettere nei nostri cuori una tale disposizione.
Maria e Giuseppe non hanno capito a fondo ciò che Gesù diceva o faceva. Ma hanno accettato, nella fede e per amore, di vederlo compiere la sua vita e adempiere alla sua missione, partecipandovi nell’oscurità della loro fede. Che lezione per noi! Quando non capiamo l’azione del nostro prossimo, perché supera le nostre capacità, dobbiamo saper amare senza capire: solo con un tale atteggiamento tutto diventa possibile.
Intenzioni Sante Messe
DOMENICA 26 Santa Famiglia di Gesù , Maria e Giuseppe.
Ore 11.00: Pro Populo.
LUNEDì 27 Ore 8.00: .
MARTEDì 28 Ore 15.00: .
MERCOLEDì 29 Ore 8.00. Morosinotto Ivano e Luigina.
GIOVEDì 30 Ore 15.00: Bragagnolo Renato, Def. Fam. Beghin e Bragagnolo, Suor Giulia.
VENERDì 31 Messa di Ringraziamento: Ore 18.30: Scapin Bruno (anniversario):
Ore 11.00, Morosinotto Franco; Beghin Regina e Narciso.
Ore 18.30: Bedin Assunta, Tecla e Luigi.
DOMENICA 02 Domenica II dopo Natale Ore 9.00: Sato Armando e Bruna; Favaro Agnese; Testa Carolina, Tosato Graziano e Giovanni; Testa Carolina; Tosato Graziano. Ore 11.00: Pro Populo.
Avvisi
· Durante il tempo di Natale e fino all’Epifania dal 24 dicembre fino al 6 gennaio gli incontri di catechesi vengono sospesi invito genitori e ragazzi a partecipare alle liturgie di Natale, Sacra Famiglia, del Primo dell’anno, di Epifania, e del Battesimo di Gesù, ogni celebrazione eucaristica domenicale è anche catechesi.
· Venerdì 31 dicembre, è l’ultimo giorno dell’anno non ci sarà la messa al mattino ma nel pomeriggio alle ore 18.30, tradizionalmente è la messa di ringraziamento per l’anno che si conclude, invito tutti a partecipare.
· Sabato 1 gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, avremo una sola messa nella mattinata alle ore 11.00, la messa del pomeriggio alle ore 18..30 è già messa vespertina della seconda Domenica dopo Natale.
Attraverso questo Foglietto vorrei far giungere i miei più sinceri auguri e gli auguri di tutta la comunità parrocchiale a tutti coloro che non potranno, per motivi diversi, partecipare alle celebrazioni di Natale.
Buon Natale
Oggi contempliamo la santa famiglia di Nàzaret per conformare a essa la vita delle nostre famiglie.
Samuele per tutti i giorni della sua vita è richiesto per il Signore.
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
Parola di Dio
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Parola di Dio
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore
Attenti a non perdere
la nostra identità originaria
La santa Famiglia di Nàzaret affascina sempre
le famiglie credenti che guardano ad essa
quale prototipo di vita armoniosa, svolta nella comunione dei suoi componenti. Anche papa Francesco l’ha indicata, a genitori e figli, come modello esemplare di “risposta corale” alla volontà di
Dio Padre, perché è stata consenziente al suo
salvifico progetto. Nella scoperta graduale di esso, i membri di questa singolare “casa” si sono vicendevolmente aiutati a incarnarlo nell’operosità
quotidiana vivendo, tra loro e Dio, una comunicazione reciproca, costantemente attenta alle mozioni dello Spirito. La Casa di Nàzaret diviene così esempio, ma
anche sfida, per il nostro vissuto familiare oggi.
Siamo in un contesto storico ben diverso, ma
possiamo attingere da essa contenuti valoriali, di
crescita nella fede matura che sa tradursi in testimonianza. Essi vanno a rafforzare una vocazione familiare specifica, mostrata in una cultura
odierna che spesso crea confusione anche sulla
stessa definizione di famiglia. L’incalzare di un
nuovo umanesimo, che con apporti legislativi ha
fatto passare dal 1970 al 2017 atti quali divorzio,
aborto, fecondazione artificiale, eutanasia, ha rischiato di destrutturare, frammentare e forse
spersonalizzare la famiglia, simbolo profetico della vita. Questo chiede, in campo cattolico, una
più attenta tutela della stessa, nella sua specifica
originalità che non va sminuita e nemmeno barattata, equiparandola ad altre forme. Anche l’emergenza sanitaria vissuta nella pandemia, se da una parte ha gravato tanto sulle famiglie con la sofferenza per la chiusura forzata
alla socialità e la lontananza parentale dai soggetti più a rischio, d’altro canto ancora una volta
ha evidenziato l’unicità del tessuto familiare come luogo di vicinanza e di intima prossimità e più
significativa aggregazione: quella delle relazioni
interpersonali e generazionali che creano processi di conoscenza e di apprendimento unici. Se perdiamo questa narrazione di famiglia perderemo anche la sua identità. don Vittorio Stesuri, ssp
La santa Famiglia di Nàzaret affascina sempre le famiglie credenti che guardano ad essa quale prototipo di vita armoniosa, svolta nella comunione dei suoi componenti.
Gli auguri per un Santo Natale del vescovo Claudio
Natale 2021
L’augurio che desidero fare in questo Natale 2021, ancora segnato dalle conseguenze della pandemia, è di poterci aprire sempre di più alla dimensione della fratellanza, dell’amicizia, della solidarietà: sentimenti e atteggiamenti che nascono prima di tutto nelle nostre case e si estendono poi alle nostre comunità parrocchiali e alla società.
«La pandemia – ci ha ricordato papa Francesco – ci ha colpiti globalmente, ci ha fatti sentire tutti sulla stessa barca ci ha fatto provare che cosa significa avere le stesse paure. Abbiamo capito che le grandi questioni vanno affrontate insieme, perché al mondo d’oggi le soluzioni frammentate sono inadeguate».
Oggi abbiamo più che mai bisogno di superare il limite dell’io per aprirci alla dimensione del noi, abbiamo necessità di dare gambe e cuore all’amicizia sociale, alla solidarietà, perché viviamo un tempo segnato dalla sofferenza e da tante situazioni che, invece di unirci, portano a dividerci e a creare conflitti. C’è bisogno di sentirsi solidali con gli altri, fratelli e sorelle sparsi nel mondo.
Come Chiesa di Padova abbiamo vissuto questo tempo verso il Natale all’insegna di un invito: “verso un noi sempre più grande”. Ed è questa dimensione del noi, che desideriamo vivere e celebrare, desideriamo sentirci ed essere “fratelli tutti”.
Celebrare il Natale è accogliere Gesù che viene ad abitare in mezzo a noi. Il Signore ci insegna a vivere, a dare contenuto e significato di felicità, di benessere, di pace alla nostra convivenza umana.
L’augurio alla fratellanza universale – di cui il Natale è segno con il farsi fratello degli uomini e delle donne di Dio, con il farsi “fratello piccolo”, bisognoso di famiglia e di comunità – può risultare più sorprendente se percepiamo che si tratta di una logica diversa da quella della nostra cultura occidentale, sempre più centrata sull’io. L’individualismo richiede autonomia, autosufficienza, salute. La piccolezza – solo la piccolezza – percepisce e proclama che si può vivere solo insieme, con un “noi” che si estende e diventa grande quanto più sono diffuse le nostre fragilità: proprio come stiamo vivendo con il Covid-19 e i problemi di salute, con le migrazioni forzate e i morti in mare e nelle rotte balcaniche, con la precarietà nel lavoro come nel caso della Speedline, con l’impegno per arginare l’inquinamento da Pfas e la necessità della cura e custodia dell’ambiente. Insieme possiamo affrontare le sfide della vita.
Facendosi piccolo e fragile il Signore Gesù ci introduce alla logica nuova della fratellanza, sulla strada dell’apertura e della presa in cura dei fratelli e delle sorelle più deboli. Prendendo in braccio Gesù Bambino impariamo a prendere in braccio tutti coloro che sono più bisognosi e fragili. La piccolezza – solo la piccolezza – o un cuore convertito percepiscono e proclamano che si può vivere solo insieme.
Fare gli auguri di Natale oggi è ricordarci che siamo tutti fratelli e sorelle.
Buon Natale! Buona apertura alla fratellanza universale!
+ Claudio Cipolla, vescovo
«La pandemia – ci ha ricordato papa Francesco – ci ha colpiti globalmente, ci ha fatti sentire tutti sulla stessa barca ci ha fatto provare che cosa significa avere le stesse paure. Abbiamo capito che le grandi questioni vanno affrontate insieme, perché al mondo d’oggi le soluzioni frammentate sono inadeguate».
Oggi abbiamo più che mai bisogno di superare il limite dell’io per aprirci alla dimensione del noi, abbiamo necessità di dare gambe e cuore all’amicizia sociale, alla solidarietà, perché viviamo un tempo segnato dalla sofferenza e da tante situazioni che, invece di unirci, portano a dividerci e a creare conflitti. C’è bisogno di sentirsi solidali con gli altri, fratelli e sorelle sparsi nel mondo.
Come Chiesa di Padova abbiamo vissuto questo tempo verso il Natale all’insegna di un invito: “verso un noi sempre più grande”. Ed è questa dimensione del noi, che desideriamo vivere e celebrare, desideriamo sentirci ed essere “fratelli tutti”.
Celebrare il Natale è accogliere Gesù che viene ad abitare in mezzo a noi. Il Signore ci insegna a vivere, a dare contenuto e significato di felicità, di benessere, di pace alla nostra convivenza umana.
L’augurio alla fratellanza universale – di cui il Natale è segno con il farsi fratello degli uomini e delle donne di Dio, con il farsi “fratello piccolo”, bisognoso di famiglia e di comunità – può risultare più sorprendente se percepiamo che si tratta di una logica diversa da quella della nostra cultura occidentale, sempre più centrata sull’io. L’individualismo richiede autonomia, autosufficienza, salute. La piccolezza – solo la piccolezza – percepisce e proclama che si può vivere solo insieme, con un “noi” che si estende e diventa grande quanto più sono diffuse le nostre fragilità: proprio come stiamo vivendo con il Covid-19 e i problemi di salute, con le migrazioni forzate e i morti in mare e nelle rotte balcaniche, con la precarietà nel lavoro come nel caso della Speedline, con l’impegno per arginare l’inquinamento da Pfas e la necessità della cura e custodia dell’ambiente. Insieme possiamo affrontare le sfide della vita.
Facendosi piccolo e fragile il Signore Gesù ci introduce alla logica nuova della fratellanza, sulla strada dell’apertura e della presa in cura dei fratelli e delle sorelle più deboli. Prendendo in braccio Gesù Bambino impariamo a prendere in braccio tutti coloro che sono più bisognosi e fragili. La piccolezza – solo la piccolezza – o un cuore convertito percepiscono e proclamano che si può vivere solo insieme.
Fare gli auguri di Natale oggi è ricordarci che siamo tutti fratelli e sorelle.
Buon Natale! Buona apertura alla fratellanza universale!
+ Claudio Cipolla, vescovo
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