29 OTTOBRE 2017
In questa domenica siamo invitati a valorizzare il tempo come dono di Dio, offertoci per amarlo nei nostri fratelli e sorelle nella vita di ogni giorno.
Il nostro operare nella storia sia sempre colmo della presenza di Dio, fonte di ogni bene.
Il nostro operare nella storia sia sempre colmo della presenza di Dio, fonte di ogni bene.
AMORE DI DIO E AMORE DEL PROSSIMO
L’AUTENTICO amore per Dio è indissociabile dall’amore per il prossimo. I primi due comandamenti della Legge sono, dunque, inseparabili. L’amore per gli altri è la misura dell’amore e del culto resi a Dio.
La pagina dell’Esodo (I Lettura) si propone come un’applicazione del Decalogo alla trama molteplice e articolata della vita quotidiana del popolo d’Israele: gli stranieri, gli orfani, le vedove, gli indigenti sono cittadini privilegiati agli occhi del Signore. Se vengono dimenticati, Dio stesso sarà loro difensore.
La comunità cristiana di Tessalonica (II Lettura) è imitatrice di Paolo, perché accoglie la Parola che salva e compie con passione la missione di evangelizzazione. L’entusiasmo della fede e il coraggio nelle tribolazioni sono «esempio per tutti i credenti della Macedonia». Imitare Paolo è mettersi alla sequela di Cristo. Per Cristo (Vangelo) l’amore per Dio e quello per il prossimo sono connessi strettamente: la dimensione verticale e quella orizzontale si incrociano e si alimentano a vicenda.
Il secondo comandamento è importante come il primo. Osservarli con diligenza, costruiscono “l’essere cristiano” completo e genuino.
Domenico Brandolino, ssp
Intenzioni Sante Messe
DOMENICA 29 XXX Domenica del Tempo Ordinario.
Ore 9.00. Nicoletti Lino; Tonello Dante; Bertapelle Pietro, Agnese, Gemma e Delfina.
Ore 11.00, Pro Populo.
LUNEdì 30 ore 8.00:
MARTEDì 31 ore 18.30: Secondo l’intenzione dell’offerente.
MERCOLEDì 01.11 Tutti i Santi .
Ore 9.00: Libralon Annamaria e Fam. Def.; Maggiolo Fabio e nonni; Morosinotto Luigi e Alice; Badin Renzo e Doria Bianca;
ore 11.00: Sato Armando e Libralon Bruna.
GIOVEDì 02 Commemorazione dei fedeli defunti.
Ore 9.00: ; ore 15.00: ; ore 20.00 .
VENERDì 03 ore 8.00:
SABATO 04 ore 18.30: uff. Bragagnolo Nieta, Scapin Primo e Def. Fam. Bragagnolo Angelo; Cavinato Gino e Agostini Tarcisio; Cavinato Albano, Dirce, Giovanni, Lucia e Suor Luisa; Pedron Albano, Vereconda, Luigi e Santina.
DOMENICA 05 XXXI Domenica del Tempo Ordinario.
Ore 9.00, Bertapelle Armando; Alice e Bruno Torresin; Secondo l’intenzione dell’offerente; Badan Bruno ( anniv.); Bedin Rino; Bertapelle Pietro, Agnese, Gemma e Delfina.
Ore 11.00, Pro Populo.
Incontri
Martedì ore 21.00 Incontro-prove per il gruppo Corale parrocchiale.
Avvisi
· Ricordo che nella notte torneremo all’orario solare e quindi dovremo tirare indietro le lancette del nostro orologio di un’ora, per quanto riguarda le messe domenicali non vi sarà alcun cambiamento, continueranno ad essere alle ore 9.00 e alle 11.00, l’unico cambiamento sarà per la messa festiva del sabato sera che verrà anticipata alle ore 18.30.
· Con la celebrazione del mandato dei catechisti inizia ufficialmente l’anno catechistico, ho visto con piacere che tutti i gruppi si sono organizzati anche con gruppo ‘WhatsApp’ per essere sempre aggiornati sugli incontri dei gruppi e altre info utili.
Vi invito a saper usare con intelligenza questi strumenti perché tutti possano trarre il maggiore vantaggio e ci sia informazione tra i partecipanti, invito quindi ad essere fedeli e puntuali agli incontri in calendario, nella partecipazione alla catechesi sono ammesse le assenze solo per motivi gravi (di salute); ricordo anche che la partecipazione alla messa domenicale è parte integrante della catechesi.
· Lunedì 30 e martedì 31 ottobre, nel pomeriggio, all’ingresso del Cimitero, trovate delle volontarie del gruppo missionario che in cambio di un’offerta vi danno un cartoncino con la preghiera per i defunti.
È bene sapere che le offerte raccolte vengono mandate ai preti delle missioni che celebrano Sante messe per tutti i defunti.
· Mercoledì 1 novembre celebriamo la Solennità di Tutti i Santi, avremo le messe a orario festivo, Nel pomeriggio, alle ore 15.00, pregheremo in chiesa col Vespro dei Defunti, poi, recitando il rosario, ci recheremo in Cimitero dove ci sarà la preghiera di Fede nella risurrezione con la benedizione delle tombe.
· Giovedì 2 novembre, Commemorazione dei Fedeli Defunti, saranno celebrate tre sante messe nella giornata, per dare a tutti la possibilità di partecipare, alle 8.00, alle 15.00 (in cimitero, tempo permettendo ) e alle ore 20.00. Vi invito a partecipare.
· Venerdì 3 novembre è il primo venerdì del mese, nella mattinata porterò la Comunione agli ammalati.
LA MORTE:
da enigma a mistero
Una riflessione sul tema della morte non è sempre accettata da tutti. Propongo quanto don Andrea Toniolo ha scritto su “Lettera diocesana” n.7 del 2017. (per ragioni di spazio si è ridotto il testo, senza mutare la sostanza dell’articolo)
Una mamma di due bambini piccoli – 6 e 7 anni – chiede un consiglio al parroco: è opportuno oppure no portarli al funerale del nonno?
Nel mondo occidentale si assiste da una parte a una presenza fittizia della morte (ne veniamo a contatto attraverso il mondo dei media, dove è un insieme di notizie e di finzioni), dall’altra a un’assenza reale della morte dai luoghi quotidiani della vita, perché affidata o relegata in ambienti particolari come gli ospedali o le case di riposo.
Nel mondo occidentale si assiste da una parte a una presenza fittizia della morte (ne veniamo a contatto attraverso il mondo dei media, dove è un insieme di notizie e di finzioni), dall’altra a un’assenza reale della morte dai luoghi quotidiani della vita, perché affidata o relegata in ambienti particolari come gli ospedali o le case di riposo.
La rimozione del morire allevia il dolore, ma paradossalmente rende l’uomo meno capace di sopportarlo; non innesca quei meccanismi di senso, che solo l’esperienza diretta del patire e morire può innescare.
Oggi siamo quindi meno attrezzati, culturalmente e spiritualmente, a confrontarci con la morte.
Nonostante questo, messi di fronte alla sua faccia, abbiamo un estremo bisogno di simboli, segni, gesti, non solo di spiegazioni mediche o scientifiche
I funerali sono ancora per la stragrande maggioranza religiosi, raccolgono un numero alto di persone. Anche il linguaggio pastorale avrebbe bisogno di rinnovarsi per colmare un vuoto simbolico, attingendo al mistero pasquale.
Poter vivere la finitezza della morte, allora, significa toglierle ciò che più spaventa di essa: l’assenza di relazione, l’interruzione del rapporto con se stessi, con gli altri, con Dio. Questo è possibile attraverso la via della prossimità.
Ma oltre al segno della solidarietà, c’è bisogno di una parola, che sia rispettosa del morire ma che porti senso al non-senso della morte.
A volte i parenti di una persona in fin di vita dicono al prete: “Gli dia l’unzione, Padre, ma faccia in modo che non s’accorga”.
Il rischio in questo nostro tempo, che rimuove la morte dalla vita quotidiana, è quello di non essere più in grado di vivere l’evento della morte come un evento della vita.
E anche i segni sacramentali con cui la fede accompagna questo momento hanno perso la loro valenza simbolica e soprattutto relazionale.
L’uomo d’oggi corre il rischio di non avere alcuna parola, lasciandosi dentro solo l’enigma irrisolto della morte.
La fede trasforma la morte da enigma a mistero.
Enigma è qualcosa che è senza soluzione, e non lascia speranza.
Mistero è ciò che può essere detto, evocato, anche se non esaurito.
La morte nel cristianesimo non è ridotta a spiegazione logica, ma non rimane un enigma. Diventa mistero: acquista senso dentro qualcosa di più grande. La fede pone nel cuore la certezza, che ogni persona finita, mortale, anche e proprio nella morte è custodita in Dio: «Sono infatti persuaso che né morte né vita… potrà mai separarci dall’amore che Dio ha per noi in Cristo Gesù nostro Signore» (Romani 8, 38-39).
Penso a tutti coloro che condividono gli ultimi respiri di una persona cara, di un anziano, di un ammalato, di un paziente: accompagnare significa mostrare innanzitutto, con la prossimità, che la morte non è rottura della relazione; significa intuire nel morente anche parole non dette, e saperle trasformare in preghiera.
Conosciamo tutti il filosofo e matematico francese Blaise Pascal, forse non conosciamo l’episodio che accompagnò la sua morte.
Si ammalò gravemente e chiese l’Eucaristia; essendo giansenista gli venne rifiutata. Allora chiese di essere portato in un ospedale di poveri (dei miserables). Ma anche questo non gli fu concesso perché era nobile. Infine chiese di poter aver accanto al suo letto un povero, convinto che quella vicinanza rappresentasse il Signore e fosse la sua redenzione.
Pascal aveva compreso bene i due grandi segni del cristianesimo che ci mettono in relazione con Dio e gli altri in tutta la vita e soprattutto nell’ultimo atto della vita che è la morte: i due segni di Emmaus.
don Andrea Toniolo, docente di teologia, Facoltà teologica del Triveneto – Padova
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