I contenuti
Il libro di Ester si presenta come un dramma. L'azione viene ambientata nella città di Susa, sede della corte del re persiano, nella quale si decreta prima lo sterminio generale degli Ebrei (c. 3), i quali, capovolgendosi del tutto questa situazione di minaccia, vengono poi autorizzati con un nuovo editto a vendicarsi dei loro nemici (c. 8). Per dare corpo a questa contrapposizione si presentano, nel ruolo di moglie del re, due figure femminili, delle quali la prima, Vasti, viene ripudiata a causa di una sua capricciosa insubordinazione (c. 1), provocando così la promozione a regina della seconda, Ester, una ragazza ebrea preferita alle altre per la sua bellezza (c. 2). Ester, nel momento del bisogno, sarà pronta a intercedere per la salvezza del suo popolo, anche a rischio della propria vita (c. 5). Alle due figure femminili sono accostati due personaggi maschili, che svolgono la funzione di primo ministro del re.
Il contrasto tra loro è netto. Da un lato si trova Aman, che in modo del tutto arbitrario decreta lo sterminio degli Ebrei (c. 3), e dall'altro l'ebreo Mardocheo, servitore fedele che riesce a far revocare il precedente decreto, dopo che Aman è stato impiccato sul palo che lui stesso aveva preparato per Mardocheo. In questo modo, sia per Ester come per Mardocheo, si attua un "capovolgimento di situazione", la vera idea-madre del libro, destinato a coinvolgere tutti i Giudei.
Tale modello narrativo si ritrova già nella vicenda di Giuseppe e nella storia dell'esodo: chi è prima il perseguitato (Giuseppe, Mosè) diventa poi l'artefice imprevisto della salvezza del suo popolo.
Il libro si può dividere nel seguente modo:
Presentazione dei personaggi (
Presentazione dei personaggi (1,1a-3,6)
Minaccia contro gli
Minaccia contro gli
Minaccia contro gli Ebrei (3,7-5,14)
Rivincita degli
Rivincita degli
Rivincita degli Ebrei (6,1-10,3l).
Le caratteristiche
"In mezzo a tutte le razze che vi sono nel mondo si è mescolato un popolo ostile il quale, vivendo con leggi diverse da quelle di ogni altra nazione, trascura sempre i decreti del re, così da compromettere la pace delle nazioni da noi consolidata" (3,13d). Queste parole di accusa contro i Giudei, che si trovano in una delle aggiunte proprie della versione greca, rendono bene lo spirito che sta all'origine di tutto il racconto.
Si può dire infatti che il dramma mira a dare consapevolezza dell'identità ebraica nel contesto cosmopolita e minaccioso della diaspora, che vorrebbe imporre a tutti uno stesso modello di vita.
La rivincita degli Ebrei, presentata nel racconto con gli eccessi della vendetta e della crudeltà, desta di solito un certo scandalo nel lettore. Si deve però notare il carattere romanzesco del racconto, che ama ricorrere agli eccessi e alle nette contrapposizioni.
Il racconto, inoltre, in ragione della sua funzione popolare, assume toni buffi e grotteschi: si ha così una rappresentazione forte e immaginaria della violenza che serve a sdrammatizzare le tensioni etniche e sociali.
ESTER
1. Al tempo di Assuero, di quell'Assuero che regnava
dall'India fino all'Etiopia sopra centoventisette province, in quel tempo,
dunque, il re Assuero, che sedeva sul trono del suo regno nella cittadella di
Susa, l'anno terzo del suo regno fece un banchetto a tutti i suoi prìncipi
e ai suoi ministri. I capi dell'esercito di Persia e di Media, i nobili e i
governatori delle province furono riuniti alla sua presenza.
Dopo aver
mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno e il fasto magnifico della
sua grandezza per molti giorni, centoottanta giorni, passati questi giorni
il re fece un altro banchetto di sette giorni, nel cortile del giardino della
reggia, per tutto il popolo che si trovava nella cittadella di Susa, dal più
grande al più piccolo.
Vi erano cortine di lino fine e di porpora viola,
sospese con cordoni di bisso e di porpora rossa ad anelli d'argento e a colonne
di marmo bianco; vi erano inoltre divani d'oro e d'argento sopra un pavimento
di marmo verde, bianco e di madreperla e di pietre a colori. Vi erano
cortine di lino fine e di porpora viola, sospese con cordoni di bisso e di
porpora rossa ad anelli d'argento e a colonne di marmo bianco; vi erano inoltre
divani d'oro e d'argento sopra un pavimento di marmo verde, bianco e di
madreperla e di pietre a colori. Si porgeva da bere in vasi d'oro di forme
svariate e il vino del re era abbondante, grazie alla liberalità del
re. Vi era l'ordine di non forzare alcuno a bere, poiché il re aveva
prescritto a tutti i maggiordomi che lasciassero fare a ciascuno secondo la
propria volontà.
Anche la regina Vasti offrì un banchetto alle donne nella
reggia del re Assuero. Il settimo giorno, il re, che aveva il cuore
allegro per il vino, ordinò a Meumàn, Bizzetà, Carbonà, Bigta, Abagtà, Zetar e
Carcas, i sette eunuchi che erano adibiti al servizio del re Assuero, che
conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona regale, per mostrare
ai popoli e ai capi la sua bellezza; ella infatti era di aspetto
avvenente. Ma la regina Vasti rifiutò di venire, contro l'ordine che il re
aveva dato per mezzo degli eunuchi; il re ne fu assai irritato e la collera si
accese dentro di lui. Allora il re interrogò i sapienti, conoscitori dei
tempi - poiché gli affari del re si trattavano così, alla presenza di quanti
conoscevano la legge e il diritto, e i più vicini a lui erano Carsenà,
Setar, Admàta, Tarsis, Meres, Marsenà e Memucàn, sette capi della Persia e
della Media che erano ammessi alla sua presenza e sedevano ai primi posti nel
regno -, e domandò dunque: "Secondo la legge, che cosa si deve fare
alla regina Vasti che non ha eseguito l'ordine che le ha dato il re Assuero per
mezzo degli eunuchi?".
Memucàn rispose alla presenza del re e dei prìncipi: "La regina Vasti ha
mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che
sono nelle province del re Assuero. Perché quello che la regina ha fatto
sarà noto a tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti. Esse
diranno: "Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza
la regina Vasti e lei non vi è andata".
D'ora innanzi le principesse
di Persia e di Media che verranno a conoscere la condotta della regina, ne
parleranno a tutti i prìncipi del re e ne nascerà gran disprezzo e
collera. Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale
da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, e sia irrevocabile, per il
quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re Assuero, e il re
conferisca la dignità di regina a un'altra migliore di lei. Quando
l'editto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo regno, per quanto
vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti, dal più grande al più
piccolo". La cosa parve buona al re e ai prìncipi. Il re fece come
aveva detto Memucàn: mandò lettere a tutte le province del regno, a ogni
provincia secondo il suo modo di scrivere e a ogni popolo secondo la sua
lingua, perché ogni marito fosse padrone in casa sua e potesse esprimersi nella
lingua del suo popolo.
Memucàn rispose alla presenza del re e dei prìncipi: "La regina Vasti ha
mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che
sono nelle province del re Assuero.
Perché quello che la regina ha fatto
sarà noto a tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti.
Esse
diranno: "Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza
la regina Vasti e lei non vi è andata". D'ora innanzi le principesse
di Persia e di Media che verranno a conoscere la condotta della regina, ne
parleranno a tutti i prìncipi del re e ne nascerà gran disprezzo e
collera.
Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale
da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, e sia irrevocabile, per il
quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re Assuero, e il re
conferisca la dignità di regina a un'altra migliore di lei.
Quando
l'editto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo regno, per quanto
vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti, dal più grande al più
piccolo". La cosa parve buona al re e ai prìncipi. Il re fece come
aveva detto Memucàn: mandò lettere a tutte le province del regno, a ogni
provincia secondo il suo modo di scrivere e a ogni popolo secondo la sua
lingua, perché ogni marito fosse padrone in casa sua e potesse esprimersi nella
lingua del suo popolo.
2 Dopo questi fatti, quando la collera del re
si fu calmata, egli si ricordò di Vasti, di ciò che lei aveva fatto e di quanto
era stato deciso a suo riguardo. Allora i giovani che stavano al servizio
del re dissero: "Si cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto
avvenente; stabilisca il re in tutte le province del suo regno commissari,
i quali radunino tutte le fanciulle vergini e d'aspetto avvenente nella
cittadella di Susa, nell'harem, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e
guardiano delle donne, il quale darà loro i cosmetici necessari. La
fanciulla che piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti".
La
proposta piacque al re e così si fece. Ora nella cittadella di Susa c'era un
Giudeo chiamato Mardocheo, figlio di Giàiro, figlio di Simei, figlio di Kis, un
Beniaminita, che era stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in
esilio con Ieconia, re di Giuda, da Nabucodònosor, re di Babilonia. Egli
aveva allevato Adàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio, perché lei era orfana
di padre e di madre.
La ragazza era di bella presenza e di aspetto avvenente;
alla morte del padre e della madre, Mardocheo l'aveva presa come propria
figlia.
Quando l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran
numero di fanciulle vennero radunate nella cittadella di Susa sotto la
sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa nella reggia, sotto la sorveglianza
di Egài, guardiano delle donne.
La fanciulla piacque a Egài e conquistò il suo favore: egli si preoccupò di
darle i cosmetici e il vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia e
assegnò a lei e alle sue ancelle l'alloggio migliore nell'harem.
Ester non
aveva rivelato nulla né del suo popolo né della sua stirpe, perché Mardocheo le
aveva proibito di parlarne. Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti
al cortile dell'harem per sapere se Ester stava bene e come la trattavano.
Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero alla fine dei
dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi per
profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati dalle
donne, la fanciulla andava dal re e tutto ciò che chiedeva le veniva dato
per portarlo con sé dall'harem alla reggia.
La fanciulla piacque a Egài e conquistò il suo favore: egli si preoccupò di
darle i cosmetici e il vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia e
assegnò a lei e alle sue ancelle l'alloggio migliore nell'harem.
Ester non
aveva rivelato nulla né del suo popolo né della sua stirpe, perché Mardocheo le
aveva proibito di parlarne.
Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti
al cortile dell'harem per sapere se Ester stava bene e come la trattavano.
La cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina
Ester, ed Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo.
E la cosa fu registrata nel libro
delle cronache, alla presenza del re.
3 Dopo questi fatti, il re Assuero rese
grande Aman, figlio di Ammedàta, l'Agaghita, lo innalzò e pose il suo seggio al
di sopra di tutti i prìncipi che erano con lui. Tutti i ministri del re,
che stavano alla porta del re, si inginocchiavano e si prostravano davanti ad
Aman, perché così aveva ordinato il re a suo riguardo. Ma Mardocheo non
s'inginocchiava né si prostrava. I ministri del re, che stavano alla porta
del re, dissero a Mardocheo: "Perché trasgredisci l'ordine del
re?".
Il re disse ad Aman: "Il denaro sia
per te: al popolo fa' pure quello che ti sembra opportuno".
Una copia dell'editto, che doveva essere promulgato in ogni provincia, fu resa
nota a tutti i popoli, perché si tenessero pronti per quel giorno. I
corrieri partirono in tutta fretta per eseguire l'ordine del re e il decreto fu
promulgato nella cittadella di Susa. Mentre il re e Aman stavano
4 Quando Mardocheo seppe quello che era
accaduto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo
alla città, emettendo alte e amare grida; giunse fin davanti alla porta
del re, poiché a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso entrare per la
porta del re. In ogni provincia, dovunque venissero promulgati l'ordine e
l'editto del re, ci fu grande desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto
e a molti facevano da letto il sacco e la cenere. Le ancelle di Ester e i
suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angustiata;
mandò vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il
sacco, ma egli non le accettò.
Atac si recò
da Mardocheo sulla piazza della città, davanti alla porta del
re. Mardocheo gli narrò quello che gli era accaduto e gli indicò la somma
di denaro che Aman aveva promesso di versare al tesoro reale per far
distruggere i Giudei; gli diede anche una copia dell'editto promulgato a
Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto
e le ordinasse di presentarsi al re, per chiedergli grazia e per intercedere in
favore del suo popolo.
Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero alla fine dei
dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi per
profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati dalle
donne, la fanciulla andava dal re e tutto ciò che chiedeva le veniva dato
per portarlo con sé dall'harem alla reggia. Vi andava la sera e la mattina seguente
passava nel secondo harem, sotto la sorveglianza di Saasgàz, eunuco del re e
guardiano delle concubine. Poi non tornava più dal re a meno che il re la
desiderasse e lei fosse richiamata per nome.
Quando per Ester, figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che l'aveva adottata
per figlia, arrivò il turno di andare dal re, ella non chiese nulla tranne ciò
che le era stato indicato da Egài, eunuco del re e guardiano delle donne; Ester
attirava la simpatia di quanti la vedevano. Ester fu dunque condotta presso il re
Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il mese di Tebet, il settimo anno del
suo regno. Il re amò Ester più di tutte le altre donne ed ella trovò grazia e
favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli le pose sul capo
la corona regale e la fece regina al posto di Vasti.
Poi il re fece un gran banchetto, il
banchetto di Ester, per tutti i prìncipi e i ministri; condonò i debiti delle
province e fece doni con munificenza regale. Ora, la seconda volta che si radunavano
le fanciulle, Mardocheo era seduto alla porta del re.
Ester, secondo
l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva rivelato nulla né della sua
stirpe né del suo popolo, poiché lei faceva quello che Mardocheo le diceva,
come quando era sotto la sua tutela. In quei giorni, quando Mardocheo
sedeva alla porta del re, Bigtan e Teres, due degli eunuchi del re che
custodivano la soglia, irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di mettere le mani sulla
persona del re.
Svolte le indagini e scoperto il fatto,
i due eunuchi furono impiccati a un palo.
Ma, sebbene glielo dicessero tutti i giorni, egli non dava loro
ascolto. Allora quelli riferirono il fatto ad Aman, per vedere se Mardocheo
avrebbe insistito nel suo atteggiamento; aveva detto loro, infatti, che era un
Giudeo.
Aman vide che Mardocheo non s'inginocchiava né si prostrava
davanti a lui e fu pieno d'ira; ma gli sembrò poca cosa mettere le mani
addosso a Mardocheo soltanto, poiché gli avevano detto a quale popolo Mardocheo
apparteneva. gli si propose di distruggere tutti i Giudei che si trovavano nel
regno d'Assuero, cioè il popolo di Mardocheo.
Il primo mese, cioè il mese di Nisan, il dodicesimo anno del re Assuero, si
gettò il pur, cioè la sorte, alla presenza di Aman, per la scelta del giorno e
del mese. La sorte cadde sul tredici del dodicesimo mese, chiamato
Adar.
Allora Aman disse al re Assuero: "Vi è un popolo disperso e
segregato tra i popoli di tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono
diverse da quelle di ogni altro popolo e non osserva le leggi del re; non
conviene quindi che il re lo lasci tranquillo. Se così piace al re, si
ordini che esso sia distrutto; io verserò diecimila talenti d'argento agli
amministratori del re, perché siano versati nel tesoro reale".
Allora
il re si tolse l'anello di mano e lo diede ad Aman, figlio di Ammedàta,
l'Agaghita, nemico dei Giudei.
Il
tredici del primo mese furono chiamati i segretari del re, e in conformità agli
ordini di Aman, fu scritto ai satrapi del re, ai governatori di ogni provincia
e ai capi di ogni popolo, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere e a
ogni popolo secondo la sua lingua. Lo scritto fu redatto in nome del re Assuero
e sigillato con l'anello reale.
Questi documenti scritti furono spediti
per mezzo di corrieri in tutte le province del re, perché si distruggessero, si
uccidessero, si sterminassero tutti i Giudei, giovani e vecchi, bambini e
donne, in un medesimo giorno, il tredici del dodicesimo mese, cioè il mese di
Adar, e si saccheggiassero i loro beni.
Allora Ester chiamò Atac, uno degli eunuchi
che il re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per
domandare che cosa era avvenuto e perché si comportasse così.
Atac ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo.
Atac ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo.
Ester ordinò ad Atac di dire a
Mardocheo: "Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province
sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza
essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere
messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro,
nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già trenta giorni che non
sono stata chiamata per andare dal re".
Le parole di Ester furono riferite
a Mardocheo e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non
pensare di salvarti tu sola, fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi
nella reggia. Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione
sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di
tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio per una
circostanza come questa?".
Allora Ester fece rispondere a Mardocheo: "Va', raduna tutti i Giudei
che si trovano a Susa: digiunate per me, non mangiate e non bevete per tre
giorni, notte e giorno. Anche io, con le mie ancelle, digiunerò nello stesso
modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire,
perirò!".
Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato.
5 Il terzo giorno Ester indossò le sue vesti da
regina e si presentò nel cortile interno della reggia, di fronte
all'appartamento del re. Il re sedeva sul suo trono regale nella reggia, di
fronte all'ingresso del palazzo. Appena il re vide la regina Ester che
stava nel cortile, ella trovò grazia ai suoi occhi. Il re stese verso Ester lo scettro
d'oro che teneva in mano: Ester si avvicinò e toccò la punta dello
scettro. Allora il re le disse: "Che cosa ti accade, regina Ester?
Qual è la tua richiesta? Fosse pure la metà del regno,
l'avrai!". Ester rispose: "Se così piace al re, venga oggi il re
con Aman al banchetto che gli ho preparato". Il re disse:
"Convocate subito Aman, per fare ciò che Ester ha detto".
Il re andò dunque con Aman al banchetto che Ester aveva preparato. Il re
disse a Ester, mentre si beveva il vino: "Qual è la tua richiesta? Ti sarà
concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà
fatto!".
Ester rispose: "Ecco la mia richiesta e il mio
desiderio: se ho trovato grazia agli occhi del re e se il re si degna di
concedermi quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re con
Aman anche domani al banchetto che io preparerò loro e io risponderò alla
domanda del re".
Aman quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando alla porta del
re vide Mardocheo che non si alzava né si muoveva per lui, fu preso d'ira
contro di lui. Tuttavia Aman si trattenne, andò a casa e mandò a chiamare
i suoi amici e Zeres, sua moglie. Aman parlò loro della magnificenza delle
sue ricchezze, del gran numero dei suoi figli, di quanto il re aveva fatto per
renderlo grande e come l'aveva innalzato sopra i capi e i ministri del
re. isse ancora: "Inoltre la regina Ester, al banchetto che ha
preparato, ha invitato soltanto me a fianco del re; anche per domani sono
invitato da lei con il re.
Il re andò dunque con Aman al banchetto che Ester aveva preparato.
Il re
disse a Ester, mentre si beveva il vino: "Qual è la tua richiesta? Ti sarà
concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà
fatto!".
Ester rispose: "Ecco la mia richiesta e il mio
desiderio: se ho trovato grazia agli occhi del re e se il re si degna di
concedermi quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re con
Aman anche domani al banchetto che io preparerò loro e io risponderò alla
domanda del re".
Aman quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando alla porta del
re vide Mardocheo che non si alzava né si muoveva per lui, fu preso d'ira
contro di lui.
Tuttavia Aman si trattenne, andò a casa e mandò a chiamare
i suoi amici e Zeres, sua moglie. Aman parlò loro della magnificenza delle
sue ricchezze, del gran numero dei suoi figli, di quanto il re aveva fatto per
renderlo grande e come l'aveva innalzato sopra i capi e i ministri del
re.
Disse ancora: "Inoltre la regina Ester, al banchetto che ha
preparato, ha invitato soltanto me a fianco del re; anche per domani sono
invitato da lei con il re.
Ma tutto questo non mi basta, finché vedrò
Mardocheo, il Giudeo, restar seduto alla porta del re".
Allora sua
moglie Zeres e tutti i suoi amici gli dissero: "Si prepari un palo alto
cinquanta cubiti e tu domani mattina di' al re che vi sia impiccato Mardocheo;
poi va' pure contento al banchetto con il re".
La cosa piacque ad Aman,
che fece preparare il palo.
Lettura dal libro di RUT
Rut
I contenuti
Questo piccolo libro narra le vicende di Rut, una straniera che diventa figlia di Israele e prende posto nella genealogia del re Davide.
Sebbene prenda il nome da Rut, a livello narrativo l'azione è portata avanti da Noemi, la suocera di Rut.
Partita con la famiglia da Betlemme verso il paese di Moab, per sfuggire a una carestia, Noemi giunge al fondo della privazione con la morte del marito e dei due figli.
Rimasta sola con le nuore, Orpa e Rut, decide di fare ritorno nella propria terra di origine; a lei si accompagna soltanto Rut, ferma nel proposito di non infrangere il legame che la unisce alla suocera e, attraverso di lei, al popolo di Israele e a YHWH.
Il racconto, ambientato sullo sfondo del periodo dei giudici, entra nel vivo quando compare sulla scena Booz, un ricco proprietario terriero parente del defunto marito.
È suo il campo nel quale Rut va a spigolare, per assicurarsi il sostentamento. Booz, attratto dalla generosità e dai sentimenti della donna, decide di sposarla, avvalendosi del diritto di riscatto previsto dalla legge del levirato.
Dal loro matrimonio nasce un figlio, Obed, che la genealogia posta alla fine del libro annovera tra i progenitori di Davide, il grande re d'Israele. Per questo, Rut ha un posto anche tra gli antenati di Gesù (Mt 1,5). La narrazione si articola nel modo seguente:
Elimèlec e Noemi nel paese di Moab (
Elimèlec e Noemi nel paese di Moab (1,1-5)
Noemi e Rut tornano a Betlemme (
Noemi e Rut tornano a Betlemme (1,6-22)
Rut, la spigolatrice, nei campi di Booz (
Rut, la spigolatrice, nei campi di Booz (2,1-23)
Rut e Booz: l'incontro decisivo (
Rut e Booz: l'incontro decisivo (3,1-18)
Il riscatto e le nozze (
Il riscatto e le nozze (4,1-22).
Le caratteristiche
Il libro di Rut rappresenta un gioiello dell'arte narrativa biblica: per la freschezza e insieme la complessità dell'intreccio, reso particolarmente vivace dai numerosi dialoghi, che occupano più della metà del libro, per l'uso sapiente delle tecniche stilistiche ebraiche, con il ricorso a parallelismi, assonanze, giochi di parole, e soprattutto per l'abilità del narratore nel delineare, in un misto di pathos e ironia, il profilo dei personaggi, la cui profonda umanità e dignità non cancella elementi di sottile ambiguità. Oltre agli aspetti letterari, sono degni di rilievo soprattutto gli insegnamenti contenuti nel libro.
Il motivo di fondo che attraversa il racconto è quello della fedeltà, fondata sui vincoli dell'alleanza. Il rispetto dei genitori, l'amore e la delicatezza nei rapporti familiari, la pietà verso i poveri, l'apertura verso lo straniero sono tratti inconfondibili e avvincenti del tessuto narrativo.
Rut
1 Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una
carestia e un uomo con la moglie e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda
nei campi di Moab. Quest'uomo si chiamava Elimèlec, sua moglie Noemi e i
suoi due figli Maclon e Chilion; erano Efratei, di Betlemme di Giuda. Giunti
nei campi di Moab, vi si stabilirono.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due
figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l'altra Rut.
Abitarono in quel luogo per dieci anni.
Poi morirono anche Maclon e
Chilion, e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore,
perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il
suo popolo, dandogli pane. Partì dunque con le due nuore da quel luogo ove
risiedeva e si misero in cammino per tornare nel paese di Giuda. Noemi
disse alle due nuore: "Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il
Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con
me! Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare tranquillità in casa
di un marito".
E le baciò. Ma quelle scoppiarono a piangere e le
dissero: "No, torneremo con te al tuo popolo".
Noemi insistette:
"Tornate indietro, figlie mie! Perché dovreste venire con me? Ho forse
ancora in grembo figli che potrebbero diventare vostri mariti? Tornate
indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per risposarmi. Se anche
pensassi di avere una speranza, prendessi marito questa notte e generassi pure
dei figli, vorreste voi aspettare che crescano e rinuncereste per questo a
maritarvi? No, figlie mie; io sono molto più amareggiata di voi, poiché la mano
del Signore è rivolta contro di me". Di nuovo esse scoppiarono a
piangere. Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si
staccò da lei.
Noemi le disse: "Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo
dio; torna indietro anche tu, come tua cognata". Ma Rut replicò:
"Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te,
perché dove andrai tu, andrò anch'io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo
popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu,
morirò anch'io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro
ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te".
Vedendo che era davvero decisa ad andare con lei, Noemi non insistette
più. Esse continuarono il viaggio, finché giunsero a Betlemme. Quando
giunsero a Betlemme, tutta la città fu in subbuglio per loro, e le donne
dicevano: "Ma questa è Noemi!". Ella replicava: "Non
chiamatemi Noemi, chiamatemi Mara, perché l'Onnipotente mi ha tanto
amareggiata! Piena me n'ero andata, ma il Signore mi fa tornare vuota.
Perché allora chiamarmi Noemi, se il Signore si è dichiarato contro di me e
l'Onnipotente mi ha resa infelice?".
Così dunque tornò Noemi con Rut,
la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme
quando si cominciava a mietere l'orzo.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due
figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l'altra Rut.
Abitarono in quel luogo per dieci anni.
Poi morirono anche Maclon e
Chilion, e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore,
perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il
suo popolo, dandogli pane. Partì dunque con le due nuore da quel luogo ove
risiedeva e si misero in cammino per tornare nel paese di Giuda. Noemi
disse alle due nuore: "Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il
Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con
me! Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare tranquillità in casa
di un marito". E le baciò. Ma quelle scoppiarono a piangere e le
dissero: "No, torneremo con te al tuo popolo". Noemi insistette:
"Tornate indietro, figlie mie! Perché dovreste venire con me? Ho forse
ancora in grembo figli che potrebbero diventare vostri mariti? Tornate
indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per risposarmi. Se anche
pensassi di avere una speranza, prendessi marito questa notte e generassi pure
dei figli, vorreste voi aspettare che crescano e rinuncereste per questo a
maritarvi? No, figlie mie; io sono molto più amareggiata di voi, poiché la mano
del Signore è rivolta contro di me". Di nuovo esse scoppiarono a
piangere.
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si
staccò da lei.
Noemi le disse: "Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo
dio; torna indietro anche tu, come tua cognata". Ma Rut replicò:
"Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te,
perché dove andrai tu, andrò anch'io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo
popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu,
morirò anch'io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro
ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te".
Vedendo che era davvero decisa ad andare con lei, Noemi non insistette
più. Esse continuarono il viaggio, finché giunsero a Betlemme. Quando
giunsero a Betlemme, tutta la città fu in subbuglio per loro, e le donne
dicevano: "Ma questa è Noemi!". Ella replicava: "Non
chiamatemi Noemi, chiamatemi Mara, perché l'Onnipotente mi ha tanto
amareggiata! Piena me n'ero andata, ma il Signore mi fa tornare vuota.
Perché allora chiamarmi Noemi, se il Signore si è dichiarato contro di me e
l'Onnipotente mi ha resa infelice?". Così dunque tornò Noemi con Rut,
la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme
quando si cominciava a mietere l'orzo.
2 Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo
altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la
moabita, disse a Noemi: "Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno
nelle cui grazie riuscirò a entrare". Le rispose: "Va' pure, figlia
mia".
Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai
mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che
era della famiglia di Elimèlec.
Proprio in quel mentre Booz arrivava da Betlemme. Egli disse ai mietitori:
"Il Signore sia con voi!".
Ed essi gli risposero: "Ti benedica
il Signore!". Booz disse al sovrintendente dei mietitori: "Di
chi è questa giovane?".
Il sovrintendente dei mietitori rispose:
"È una giovane moabita, quella tornata con Noemi dai campi di
Moab. Ha detto di voler spigolare e raccogliere tra i covoni dietro ai
mietitori. È venuta ed è rimasta in piedi da stamattina fino ad ora. Solo
adesso si è un poco seduta in casa".
Allora Booz disse a Rut:
"Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo. Non
allontanarti di qui e sta' insieme alle mie serve. Tieni d'occhio il campo
dove mietono e cammina dietro a loro. Ho lasciato detto ai servi di non
molestarti. Quando avrai sete, va' a bere dagli orci ciò che i servi hanno
attinto". Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse:
"Io sono una straniera: perché sono entrata nelle tue grazie e tu ti
interessi di me?". Booz le rispose: "Mi è stato riferito quanto
hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai abbandonato
tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso gente che prima non
conoscevi. Il Signore ti ripaghi questa tua buona azione e sia davvero
piena per te la ricompensa da parte del Signore, Dio d'Israele, sotto le cui
ali sei venuta a rifugiarti".
Ella soggiunse: "Possa rimanere nelle tue grazie, mio signore! Poiché tu
mi hai consolato e hai parlato al cuore della tua serva, benché io non sia
neppure come una delle tue schiave".
Poi, al momento del pasto, Booz le disse: "Avvicìnati, mangia un po' di
pane e intingi il boccone nell'aceto". Ella si mise a sedere accanto ai
mietitori. Booz le offrì del grano abbrustolito; lei ne mangiò a sazietà e ne
avanzò. Poi si alzò per tornare a spigolare e Booz diede quest'ordine ai
suoi servi: "Lasciatela spigolare anche fra i covoni e non fatele del
male. Anzi fate cadere apposta per lei spighe dai mannelli; lasciatele lì,
perché le raccolga, e non sgridatela".
Così Rut spigolò in quel campo
fino alla sera. Batté quello che aveva raccolto e ne venne fuori quasi un'efa
di orzo. Se lo caricò addosso e rientrò in città. Sua suocera vide ciò che
aveva spigolato. Rut tirò fuori quanto le era rimasto del pasto e glielo diede.
La suocera le chiese: "Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato?
Benedetto colui che si è interessato di te!". Rut raccontò alla suocera
con chi aveva lavorato e disse: "L'uomo con cui ho lavorato oggi si chiama
Booz". Noemi disse alla nuora: "Sia benedetto dal Signore, che
non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti!".
E
aggiunse: "Quest'uomo è un nostro parente stretto, uno di quelli che hanno
su di noi il diritto di riscatto". Rut, la moabita, disse: "Mi
ha anche detto di rimanere insieme ai suoi servi, finché abbiano finito tutta
la mietitura". Noemi disse a Rut, sua nuora: "Figlia mia, è bene
che tu vada con le sue serve e non ti molestino in un altro campo".
Ella rimase dunque con le serve di Booz a spigolare, sino alla fine della
mietitura dell'orzo e del frumento, e abitava con la suocera
Ella soggiunse: "Possa rimanere nelle tue grazie, mio signore! Poiché tu
mi hai consolato e hai parlato al cuore della tua serva, benché io non sia
neppure come una delle tue schiave".
Poi, al momento del pasto, Booz le disse: "Avvicìnati, mangia un po' di
pane e intingi il boccone nell'aceto". Ella si mise a sedere accanto ai
mietitori. Booz le offrì del grano abbrustolito; lei ne mangiò a sazietà e ne
avanzò. Poi si alzò per tornare a spigolare e Booz diede quest'ordine ai
suoi servi: "Lasciatela spigolare anche fra i covoni e non fatele del
male. Anzi fate cadere apposta per lei spighe dai mannelli; lasciatele lì,
perché le raccolga, e non sgridatela".
Così Rut spigolò in quel campo
fino alla sera. Batté quello che aveva raccolto e ne venne fuori quasi un'efa
di orzo. Se lo caricò addosso e rientrò in città. Sua suocera vide ciò che
aveva spigolato. Rut tirò fuori quanto le era rimasto del pasto e glielo diede.
La suocera le chiese: "Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato?
Benedetto colui che si è interessato di te!".
Rut raccontò alla suocera
con chi aveva lavorato e disse: "L'uomo con cui ho lavorato oggi si chiama
Booz". Noemi disse alla nuora: "Sia benedetto dal Signore, che
non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti!".
E
aggiunse: "Quest'uomo è un nostro parente stretto, uno di quelli che hanno
su di noi il diritto di riscatto".
Rut, la moabita, disse: "Mi
ha anche detto di rimanere insieme ai suoi servi, finché abbiano finito tutta
la mietitura".
Noemi disse a Rut, sua nuora: "Figlia mia, è bene
che tu vada con le sue serve e non ti molestino in un altro campo".
Ella rimase dunque con le serve di Booz a spigolare, sino alla fine della
mietitura dell'orzo e del frumento, e abitava con la suocera.
3 Un giorno Noemi, sua suocera, le disse: "Figlia mia,
non devo forse cercarti una sistemazione, perché tu sia felice? Ora, tu
sei stata con le serve di Booz: egli è nostro parente e proprio questa sera
deve ventilare l'orzo sull'aia. Làvati, profùmati, mettiti il mantello e
scendi all'aia.
Ma non ti far riconoscere da lui prima che egli abbia finito di
mangiare e di bere. Quando si sarà coricato - e tu dovrai sapere dove si è
coricato - va', scoprigli i piedi e sdraiati lì. Ti dirà lui ciò che dovrai
fare".
Rut le rispose: "Farò quanto mi dici".
Scese all'aia e fece quanto la suocera le aveva ordinato. Booz mangiò,
bevve e con il cuore allegro andò a dormire accanto al mucchio d'orzo. Allora
essa venne pian piano, gli scoprì i piedi e si sdraiò.
Verso mezzanotte quell'uomo ebbe un brivido di freddo, si girò e vide una donna
sdraiata ai suoi piedi.
Domandò: "Chi sei?". Rispose: "Sono
Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai
il diritto di riscatto". Egli disse: "Sii benedetta dal Signore,
figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo,
perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che
fossero. Ora, figlia mia, non temere! Farò per te tutto quanto chiedi,
perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna di valore. È
vero: io ho il diritto di riscatto, ma c'è un altro che è parente più stretto
di me. Passa qui la notte e domani mattina, se lui vorrà assolvere il
diritto di riscatto, va bene, lo faccia; ma se non vorrà riscattarti, io ti
riscatterò, per la vita del Signore! Rimani coricata fino a domattina". Ella
rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina e si alzò prima che una persona
riesca a riconoscere un'altra.
Booz infatti pensava: "Nessuno deve sapere
che questa donna è venuta nell'aia!". Le disse: "Apri il
mantello che hai addosso e tienilo forte". Lei lo tenne ed egli vi versò
dentro sei misure d'orzo. Glielo pose sulle spalle e Rut rientrò in città.
Arrivata dalla suocera, questa le chiese: "Com'è andata, figlia
mia?". Ella le raccontò quanto quell'uomo aveva fatto per lei e
aggiunse: "Mi ha anche dato sei misure di orzo, dicendomi: "Non devi
tornare da tua suocera a mani vuote"". Noemi disse: "Sta'
tranquilla, figlia mia, finché non sai come andrà a finire la cosa. Di certo
quest'uomo non si darà pace, finché non avrà concluso oggi stesso questa
faccenda"
Scese all'aia e fece quanto la suocera le aveva ordinato. Booz mangiò,
bevve e con il cuore allegro andò a dormire accanto al mucchio d'orzo. Allora
essa venne pian piano, gli scoprì i piedi e si sdraiò.
Verso mezzanotte quell'uomo ebbe un brivido di freddo, si girò e vide una donna
sdraiata ai suoi piedi. Domandò: "Chi sei?". Rispose: "Sono
Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai
il diritto di riscatto". Egli disse: "Sii benedetta dal Signore,
figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo,
perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che
fossero. Ora, figlia mia, non temere! Farò per te tutto quanto chiedi,
perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna di valore. È
vero: io ho il diritto di riscatto, ma c'è un altro che è parente più stretto
di me. Passa qui la notte e domani mattina, se lui vorrà assolvere il
diritto di riscatto, va bene, lo faccia; ma se non vorrà riscattarti, io ti
riscatterò, per la vita del Signore! Rimani coricata fino a domattina".
Ella
rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina e si alzò prima che una persona
riesca a riconoscere un'altra. Booz infatti pensava: "Nessuno deve sapere
che questa donna è venuta nell'aia!". Le disse: "Apri il
mantello che hai addosso e tienilo forte".
Lei lo tenne ed egli vi versò
dentro sei misure d'orzo. Glielo pose sulle spalle e Rut rientrò in città.
Arrivata dalla suocera, questa le chiese: "Com'è andata, figlia
mia?". Ella le raccontò quanto quell'uomo aveva fatto per lei e
aggiunse: "Mi ha anche dato sei misure di orzo, dicendomi: "Non devi
tornare da tua suocera a mani vuote"". Noemi disse: "Sta'
tranquilla, figlia mia, finché non sai come andrà a finire la cosa. Di certo
quest'uomo non si darà pace, finché non avrà concluso oggi stesso questa
faccenda".
4 Booz
dunque salì alla porta della città e lì si sedette. Ed ecco passare colui che
aveva il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato. Booz lo chiamò:
"Vieni a sederti qui, amico mio!". Quello si avvicinò e si
sedette. Poi Booz prese dieci degli anziani della città e disse loro:
"Sedete qui". Quelli si sedettero. Allora Booz disse a colui che
aveva il diritto di riscatto: "Il campo che apparteneva al nostro fratello
Elimèlec, lo mette in vendita Noemi, tornata dai campi di Moab. Ho pensato
bene di informartene e dirti: "Compralo davanti alle persone qui presenti
e davanti agli anziani del mio popolo". Se vuoi riscattarlo, riscattalo
pure; ma se non lo riscatti, fammelo sapere. Infatti, oltre a te, nessun altro
ha il diritto di riscatto, e io vengo dopo di te".
Quegli rispose:
"Lo riscatto io".
E Booz proseguì: "Quando acquisterai il
campo da Noemi, tu dovrai acquistare anche Rut, la moabita, moglie del defunto,
per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità".
Allora colui
che aveva il diritto di riscatto rispose: "Non posso esercitare il diritto
di riscatto, altrimenti danneggerei la mia stessa eredità. Subentra tu nel mio
diritto. Io non posso davvero esercitare questo diritto di
riscatto".
Anticamente in Israele vigeva quest'usanza in relazione al
diritto di riscatto o alla permuta: per convalidare un atto, uno si toglieva il
sandalo e lo dava all'altro. Questa era la forma di autenticazione in
Israele. Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose a Booz:
"Acquìstatelo tu". E si tolse il sandalo.
Allora Booz disse agli anziani e a tutta la gente: "Voi siete oggi
testimoni che io ho acquistato tutto quanto apparteneva a Elimèlec, a Chilion e
a Maclon dalle mani di Noemi, e che ho preso anche in moglie Rut, la
moabita, già moglie di Maclon, per mantenere il nome del defunto sulla sua
eredità, e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla
porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni".
Tutta la gente
che si trovava presso la porta rispose: "Ne siamo testimoni".
Gli anziani aggiunsero:
Allora Booz disse agli anziani e a tutta la gente: "Voi siete oggi
testimoni che io ho acquistato tutto quanto apparteneva a Elimèlec, a Chilion e
a Maclon dalle mani di Noemi, e che ho preso anche in moglie Rut, la
moabita, già moglie di Maclon, per mantenere il nome del defunto sulla sua
eredità, e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla
porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni".
Tutta la gente
che si trovava presso la porta rispose: "Ne siamo testimoni".
Gli anziani aggiunsero:
"Il Signore renda la donna,
che entra in casa tua, come Rachele e Lia,
le due donne che edificarono la casa d'Israele.
Procùrati ricchezza in Èfrata,
fatti un nome in Betlemme!
La tua casa sia come la casa di Peres,
che Tamar partorì a Giuda,
grazie alla posterità
che il Signore ti darà da questa giovane!".
Così Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a
lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio.
E le donne dicevano a Noemi: "Benedetto il Signore, il quale oggi non ti
ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà
ricordato in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua
vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più
di sette figli".
Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli
fece da nutrice.
Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: "È nato
un figlio a Noemi!". E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse,
padre di Davide.
Questa è la discendenza di Peres: Peres generò Chesron, Chesron generò
Ram, Ram generò Amminadàb, Amminadàb generò Nacson, Nacson generò
Salmon, Salmon generò Booz, Booz generò Obed, Obed generò Iesse e
Iesse generò Davide.