sabato 5 novembre 2022

    6 novembre 2022

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Tutti beneficiamo con Cristo  della pienezza della vita nell’immortalità.


Dopo i farisei e gli scribi appaiono nuovi avversari di Gesù: i sadducei. Essi negavano la risurrezione come pura chimera umana e hanno adottato contro Gesù una diversa strategia di lotta. 
I sadducei temevano che l’affluenza delle folle verso Gesù potesse trasformarsi in agitazione politica che i Romani avrebbero soffocato brutalmente. 
Perciò miravano a limitare l’influenza di Gesù sulla vita pubblica.
 A questo scopo, hanno raccontato una storia di loro invenzione sui sette fratelli e la moglie del maggiore fra loro, ripromettendosi così di mettere in ridicolo Gesù e la credenza nella risurrezione. 
In realtà, la derisione si è rivolta contro gli avversari di Gesù. 
Egli dimostra infatti che il mondo futuro non è il prolungamento di questo, afferma che la morte sarà vinta e che coloro che risusciteranno avranno parte alla vita di Dio e non saranno più sottomessi alle leggi biologiche di questo mondo. 
Nel seguito del discorso, fondandosi sull’ Esodo (Es 3,6), libro che i sadducei consideravano sacro, Gesù presenta un argomento biblico sulla vita eterna: “Dio non è Dio dei morti”, e lo sarebbe se Abramo, Isacco e Giacobbe non vivessero più. Ma essi vivono e rendono gloria a Dio.
 Ciò significa anche che solo chi vive per Dio, vive davvero. Dio invita tutti gli uomini alla sua casa paterna, perché desidera che noi tutti beneficiamo con lui della pienezza della vita nell’immortalità.
 
 

Intenzioni Sante Messe


DOMENICA 06      XXXII Domenica del Tempo Ordinario. 
Ore 9.30. Bertapelle Armando; Bedin Maria; Spanesi Elio (trigesimo); Scapin Bruno; Fassina Giuseppe; Pedron Antonio e Stocco Angelo. 
Ore 11.00: Pro Populo.

Lunedì  07  Ore 8.00:  .

MARTEDì  08  Ore 15.00: Nicoletti Arturo (anniv.) e Spinello  Irma; Brugnaro Dante, Cavinato Clementina e def. Fam. Spinello.

MERCOLEDì  0 Ore 8.00:  .

GIOVEDì  10  Ore 15.00:  Tonello Silvano.

VENERDì  11  Ore 8.00:  .

SABATO  12  Ore 18.30: Bragagnolo Antonio, Sonia e Secondina; Agostini Sereno e Dorina; Scapin Nives, (anniv.), Baldin Luciano e Milena; d. Gaudenzio e def. Fam. Bevilaqua; Demo Mario, Campagna Vittorio e Palmira; Bedin Marcello e Fam. Def..

DOMENICA  13  XXXIII Domenica del Tempo Ordinario. 
Ore 9.30. Marchetto Bruno; Fabian Adriano; Scapin Arino e Samuele; Bertapelle Marcello; Dalle Fratte Ivo; Pedron Antonio e Stocco Angelo. 
Ore 11.00: Pro Populo.


Incontri

Martedì ore 21.00  Incontro-prove per  il gruppo della Corale parrocchiale.


Avvisi

· Oggi, celebriamo la Giornata del Ringraziamento, una domenica per dire Grazie, per ringraziare il Signore per tutto quello che ci elargisce continuamente…

· Oggi, alla messa delle ore 9.30, i ragazzi/e di terza elementare celebrano la loro prima tappa  con la consegna del Vangelo e iniziano così il Primo Discepolato 1^tappa, alle ore 11.00 invece i ragazzi/e dell’Ultima Quaresima celebreranno il Rito della Chiamata  con la Consegna della veste bianca che indosseranno nella celebrazione della Cresima ed Eucaristia. 
Li accompagniamo con la nostra preghiera e con la nostra simpatia.

· Venerdì 11 novembre, alle ore 16.30, qui in chiesa ci sarà una Liturgia penitenziale per i ragazzi/e dell’Ultima Quaresima.

· Venerdì 11 novembre, alle ore 21.00, in sala Borsi, ci sarà, l’incontro per i catechisti parrocchiali.

· Domenica 13 novembre, dopo la messa delle ore 9.30, porteremo la Comunione agli ammalati.

· Domenica 13 novembre, alla messa delle ore 11.00, diciassette ragazzi/e della nostra comunità parrocchiale riceveranno i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia, invito tutti ad accompagnare questi ragazzi/e ognuno nella propria preghiera personale.
 

UNA SPERANZA CHIARA E LUMINOSA


In mezzo a tante vicende, spesso dolorose, del nostro tempo, la liturgia ci invita sempre al rendimento di grazie. Ma il ringraziamento oggi va oltre questa vita. È un grido di gioia perché il Signore «ci ha donato una consolazione eterna e una buona speranza» (II Lettura), una speranza chiara e luminosa: la risurrezione. Sulla scia dei sette giovani testimoni della prima alleanza, possiamo proclamare: «Dal Cielo ho queste membra», e dal Signore so che le riavrò di nuovo, glorificate, per l’eternità (I Lettura). Davvero, il Vangelo è annuncio di risurrezione: «Dio non è dei morti, ma dei viventi». Certo, abbiamo rispetto e compassione per chi oggi non ha speranza oltre questa vita, ma crediamo più che mai che per tutti Gesù ha preparato un posto per l’eternità! Condividiamo con altre esperienze religiose la necessità di una purificazione, ma ribadiamo con fermezza che per noi cristiani è Dio l’autore della salvezza, è il suo amore che ci purifica, donandoci un cuore nuovo. È questa sua grazia che ci apre alla conversione, per essere figli della risurrezione, figli di Dio, «degni della vita futura e della risurrezione», in cui ci sazieremo contemplando il volto del Signore (Salmo).

fr. Antoine-Emmanuel, Frat. Monast. di Gerusalemme, Firenze

 

Ai sadducei, che non credono nella risurrezione dei morti, Gesù risponde confermando questa verità. 

È la speranza di essere da Dio risuscitati che ha sostenuto i sette fratelli Maccabei nell’affrontare con serenità un atroce martirio di morte.


Oggi ricorre la 72a Giornata del ringraziamento




Prima lettura     2Mac 7,1-2.9-14
Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.
 
Dal secondo libro dei Maccabèi
 
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
Parola di Dio
 
 
Salmo responsoriale    Sal 16
 
Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.
 
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.
 
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.
 
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.
 
 
Seconda lettura    2Ts 2,16-3,5
Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.
 
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
 
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.
Parola di Dio
 
Canto al Vangelo (Ap 1,5.6)
 
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo è il primogenito dei morti:
a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
 
 
Vangelo    Lc 20,27-38
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
 
+ Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Parola del Signore.
 
 

VIDEO  
Per i  bambini




«Fino a quando, Signore?»

All’inizio del 2022 sembrava che le pesanti ricadute della crisi sanitaria mondiale stessero finalmente cedendo il passo a una timida ripresa economica. Ed ecco, la guerra tra Russia e Ucraina rimette tutto in discussione, con un forte impatto su ognuno di noi: non solo il dolore per la tragedia umana, ma anche le disastrose conseguenze sulla nostra economia e le nostre vite. E tra quelli che pagano più duramente in Italia sono i lavoratori del settore primario: agricoltura, allevamento, pesca.

Le sanzioni alla Russia, unite a quelle pre- esistenti, e il rincaro di energia e carburanti, aggravano una situazione già critica, al punto che oggi per molti diventa proibitivo lavorare; si pensi al settore della pesca in cui i costi (carburante, imposte, stipendi, manutenzione ecc.) in molti casi superano di gran lunga i profitti.  

In questa situazione il messaggio della Cei per la Giornata del ringraziamento, che pone l’attenzione sulla legalità e sulla trasparenza, come fattori determinanti per la salute, la cura della terra e la qualità della vita sociale, potrà sembrare anacronistico, ma non lo è. Sappiamo tutti delle interferenze della malavita e della mafia nei vari filoni della produzione, trasformazione e distribuzione agroalimentare, con nefaste conseguenze sulla qualità dei prodotti, sulla salute, sull’occupazione.

Che siamo o no personalmente coinvolti in questo settore, non possiamo restare indifferenti alle difficoltà di tanti lavoratori e delle loro famiglie che vivono una lunga e sempre più grave precarietà. La nostra preghiera di ringraziamento si unisca più che mai al grido del salmista: «Fino a quando, Signore?» (Salmo 13). 

Ringraziamo quindi per la terra, creata e affidata all’umanità come un giardino; e chiediamo un cuore nuovo, perché sappiamo custodire con cura e responsabilità questo dono, per trasmetterlo intatto, e semmai abbellito, alle generazioni future e chiediamo anche, al Signore, che sia lui a soccorrere finalmente coloro che lavorano la terra, perché li sollevi dai loro affanni, li benedica e li premi, assicurando alle loro famiglie una vita serena e dignitosa.

don Pietro Roberto Minali, ssp





l Messaggio per la 72ª Giornata Nazionale del Ringraziamento

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Pubblichiamo il Messaggio per la 72ª Giornata Nazionale del Ringraziamento che si celebrerà il prossimo 6 novembre sul tema: “«Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto» (Am 9,14). Custodia del creato, legalità, agromafie”.
 
L’agricoltura tra corruzione e cura
L’agricoltura è un’attività umana che assicura la produzione di beni primari ed è sorgente di grandi valori: la dignità e la creatività delle persone, la possibilità di una cooperazione fruttuosa, di una fraternità accogliente, il legame sociale che si crea tra i lavoratori. Apprezziamo oggi più che mai questa attività produttiva in un tempo segnato dalla guerra, perché la mancata produzione di grano affama i popoli e li tiene in scacco. Le scelte assurde di investire in armi anziché in agricoltura fanno tornare attuale il sogno di Isaia di trasformare le spade in aratri, le lance in falci (cf. Is 2,15).
Non poche volte all’interno dell’attività agricola si infiltra un agire che crea grandi squilibri economici, sociali e ambientali. È ormai ampiamente documentata in alcune regioni italiane l’attività fiorente delle agromafie, che fanno scivolare verso l’economia sommersa anche settori e soggetti tradizionalmente sani, coinvolgendoli in reti di relazioni corrotte. Il riciclaggio di denaro sporco o l’inquinamento dei terreni su cui si sversano sostanze nocive, il fenomeno delle «terre dei fuochi» che evidenziano i danni subiti dagli agricoltori e dall’ambiente, vittime di incendi provocati da mani criminali, sono esempi di degrado. Nelle imprese catturate da dinamiche ingiuste si rafforzano comportamenti che minacciano ad un tempo la qualità del cibo prodotto e i diritti dei lavoratori coinvolti nella produzione. Si tratta di strutture di peccato che si infiltrano nella filiera della produzione alimentare: si pensi alle forme di caporalato, che portano a sfruttamento e talvolta alla tratta, le cui vittime sono spesso persone vulnerabili, come i lavoratori e le lavoratrici immigrati o minorenni, costretti a condizioni di lavoro e di vita disumane e senza alcuna tutela. Parlare di «agromafia» significa anche parlare di pratiche di agricoltura insostenibili dal punto di vista ambientale e di sofisticazione alimentare che mina la tutela dei prodotti cosiddetti “dop”, così come uso di terreni agricoli per l’immagazzinamento di rifiuti tossici industriali o urbani.
«Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto» (Am 9,14)
La terra è creata ed affidata all’umanità come un giardino: l’immagine biblica esprime la bellezza del creato e suggerisce il compito degli uomini di esserne i custodi e i coltivatori, con la responsabilità di trasmetterlo alle generazioni future (cf. Gen 2,15). L’alleanza di Dio con il suo popolo si manifesta nel dono di una terra «dove scorrono latte e miele» (cf Es 3,8), nei confronti della quale Israele conserva sempre la memoria che la prosperità viene dall’Altissimo, e a Lui ogni anno va presentata con gratitudine ogni primizia, condividendo la gioia per i beni ricevuti con chi non ha una sua proprietà, ossia con il levita e con il forestiero (cf. Dt 26,11). L’esperienza del peccato incrina la relazione all’interno dell’umanità e con la casa comune del creato: la Scrittura non manca di denunciare chi calpesta la dignità dell’altro, attraverso un uso ed un commercio iniquo di beni che sono invece destinati a tutti. In modo particolare è il profeta Amos che denuncia questa situazione: mercanti disonesti falsano le bilance e ingannano sulle unità di misura, per fare guadagni iniqui a svantaggio di chi lavora con onestà e dei poveri. Riescono persino a vendere lo scarto del grano! Il profeta si scaglia contro questa cultura di un profitto iniquo, che nega la dignità delle persone più umili, giungendo a «comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali» (Am 8,6).
Alle parole severe di denuncia si associano anche quelle che annunciano una rinnovata prosperità che scaturirà dalla fedeltà alla Parola di Dio: nei tempi messianici le relazioni sono improntate a giustizia ed equità, e l’umanità potrà godere dei frutti del suo lavoro. Lo stesso Amos assicura: «Pianteranno vigne e ne berranno vino, coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto» (Am 9,14). L’ingiustizia che ha devastato il lavoro dell’uomo e ne ha calpestato la dignità è destinata ad essere sconfitta: laddove si custodisce il legame con il Creatore, l’uomo mantiene viva la sua vocazione di custode del fratello e della casa comune.
La relazione tra cura del creato e giustizia è fondamentale, perché quando viene meno l’uomo violenta la natura e non promuove il lavoro del fratello. L’enciclica Laudato sì ha affermato: «Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà (…). Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (LS 139). Legalità e trasparenza sono determinanti per la salute, per la cura della terra, per la qualità della vita sociale: senza di esse non c’è amore per la creazione e tutela della dignità della persona, né amicizia sociale per gli uomini e le donne che la lavorano.
L’impegno di tutti
La Chiesa continua a denunciare le forme di corruzione mafiosa e di sfruttamento dei poveri e vuole mantenere le mani libere da legami con i poteri di agromafie invasive e distruttive. Purtroppo, le terre inquinate sono frutto anche di silenzi omertosi e di indifferenza.
La comunità cristiana invoca, inoltre, un impegno forte da parte delle autorità pubbliche: è necessaria un’azione continuativa di prevenzione delle infiltrazioni criminali e di contrasto ad esse. Al contempo, quanto farebbe bene all’economia il sostegno di soggetti che operano nella legalità. Essi testimoniano un’economia che valorizza le persone e custodisce l’ambiente. È il segno che la dottrina sociale della Chiesa si incarna nel concreto e promuove relazioni di fraternità tra le persone e di cura verso il creato. Ben venga ogni strumento normativo disponibile per strappare i lavoratori alla precarietà! Sosteniamo la responsabilità degli operatori del mondo agricolo e delle loro associazioni: sono reti di sostegno reciproco per far fronte alla pressione delle agromafie, specie in un tempo in cui le difficoltà legate alla pandemia le rendono più forti.
La Chiesa incoraggia e sostiene tutte le aziende agricole esemplari nella legalità. Una testimonianza così preziosa vale tantissimo: arricchisce il tessuto relazionale di un territorio e forma coscienze libere. Non ha prezzo un’economia che si alimenta di giustizia e trasparenza. Alle imprese che promuovono lavoro e ambiente va il nostro grazie perché mostrano che è possibile un modello di agricoltura sostenibile. Vediamo anche quante belle esperienze di cooperazione sono garanzia di inclusione sociale!
Assume, infine, sempre più rilevanza la responsabilità dei consumatori nel premiare con l’acquisto di prodotti di aziende agricole che operano rispettando la qualità sociale e ambientale del lavoro. «Acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico» (CV 66, LS 206), afferma il magistero sociale della Chiesa. Occorre ricordare che abbiamo una responsabilità nello stile di vita che adottiamo anche quando compriamo i prodotti agricoli. Possiamo diventare protagonisti di un’economia giusta o rafforzare strutture di peccato. Davvero oggi il mondo agricolo vive una scelta tra «la vita e il bene, la morte e il male» (Dt 30, 15): ne va, oltre che dell’esistenza personale di uomini e donne, anche della vita sociale, economica ed ambientale del Paese. Un impegno per tutti.
La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro,  la giustizia e la pace
Calendario liturgico: 7 - 13 Novembre 2022

7 L Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore. Gesù ci avverte: se diamo scandalo allontaniamo i fratelli dalla fede. S. Prosdocimo; S. Baldo; S. Ercolano. Tt 1,1-9; Sal 23; Lc 17,1-6


8 M La salvezza dei giusti viene dal Signore. Siamo servi inutili, dobbiamo riconoscere che l’unico necessario è Gesù Cristo. S. Goffredo; S. Chiaro; B. Giovanni Duns Scoto. Tt 2,1-8.11-14; Sal 36; Lc 17,7-10

9 M 
Dedic. Basilica Lateranense (f, bianco). Un fiume rallegra la città di Dio. Gesù paragona la sua persona al Tempio, ma, a differenza di questo, sarà risuscitato da morte. S. Elisabetta della Trinità. Ez 47,1-2.8-9.12 opp. 1Cor 3,9c-11.16-17; Sal 45; Gv 2,13-22.

10 G
 S. Leone Magno (m, bianco). Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe. Siamo chiamati a vigilare in attesa del giorno del Signore, senza avere la pretesa di possederlo. S. Oreste; S. Andrea Avellino. Fm 7-20; Sal 145; Lc 17,20-2

11 V 
S. Martino di Tours (m, bianco). Beato chi cammina nella legge del Signore. Dobbiamo essere pronti alla manifestazione di Dio nella sua divina signoria, per riconoscerlo, per essere introdotti nella gioia dell’eterna comunione con lui. S. Teodoro Studita; S. Marina di Omura. 2Gv 1a.3-9; Sal 118; Lc 17,26-37

12 S 
S. Giosafat (m, rosso). Beato l’uomo che teme il Signore. Dio è giusto, paziente e buono e non lascerà inascoltate le preghiere di chi a lui si rivolge. S. Macario; S. Diego. 3Gv 5-8; Sal 111; Lc 18,1-8.

13 D 
XXXIII Domenica del T.O. / C. XXXIII sett. del Tempo Ordinario / C - I sett. del Salterio. S. Imerio. Ml 3,19-20a; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19.

Elide Siviero

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