7 agosto 2022
In questo brano del Vangelo Cristo ci dice di non avere paura, di non lasciarci prendere dall’angoscia: il nostro stato d’animo di sempre deve essere una tranquilla fiducia in Dio, poiché “al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno”. Dobbiamo aprire un conto in questo regno, perché solo lì si trova la vera ricchezza.
NON TEMERE PICCOLO GREGGE
Al popolo, tentato di dubitare del passaggio del Signore e della liberazione, l’autore del libro della Sapienza invita a comportarsi da «figli santi e giusti, sicuri delle promesse di Dio» (I Lettura).
Benché sempre messi alla prova, i credenti – ci ricorda il passo della lettera agli Ebrei – hanno la garanzia di un grande avvocato presso Dio, Gesù Cristo, che ha attraversato i cieli e dischiude il passaggio nel santuario di Dio.
Nel cammino verso questa dimora certa noi, discepoli del Signore, non abbiamo alcun timore perché, sebbene piccolo gregge, siamo i depositari del Regno che il Padre prepara a chi gli è fedele.
Quel che ci è richiesto è la vigilanza nel cammino, perché la perfezione evangelica non sta nella presunzione d’essere a posto in tutto, quanto nel lavoro costante su noi stessi, con un sano discernimento, per rendere la nostra vita sempre più saggia e conforme a quanto Gesù indica nel Vangelo come via al Padre.
Chiediamo allora al Signore di vegliare sempre su di noi e di avere l’anima costantemente in attesa dell’avvento del suo Regno, perché esso non ci colga di sorpresa e impreparati, ma pronti e ben disposti.
don Tiberio Cantaboni
La vita cristiana deve essere una vigile attesa.
Anche se in certi periodi può sembrare che il padrone, il Signore, non venga, non dobbiamo mai dimenticare che, se la data è incerta, è certo che egli verrà
Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
Parola di Dio
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
Parola di Dio.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore.
9 M S. Teresa B. della Croce patr. d’Europa (f, rosso). Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore. La stoltezza delle vergini non consiste solo nel non avere olio, ma anche nell’affannarsi a cercarlo quando ormai lo Sposo arriva. Os 2,16b.17b.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13.
10 M S. Lorenzo (f, rosso). Beato l’uomo che teme il Signore. Cristo paragona la sua vita a un chicco di grano: è proprio quando muore che realizza sé stesso dando frutto. S. Blano; S. Agostino Ota. 2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26.
11 G S. Chiara d’Assisi (m, bianco). Proclameremo le tue opere, Signore. Dio ci chiede compassione per i nostri fratelli. Chi si riconosce perdonato sa perdonare. S. Cassiano; S. Rufino. Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21–19,1.
12 V La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato. Appellandosi alla volontà creatrice di Dio, il Signore ri- badisce il valore del vincolo nuziale. S. Giovanna F. de Chantal (mf); S. Ercolano; S. Lelia. Ez 16,1-15.60.63 opp. 16,59-63; Cant. Is 12,2-6; Mt 19,3-12.
13 S Crea in me, o Dio, un cuore puro. Gesù non allontana i bambini, anzi li accoglie: a essi appartiene il regno dei Cieli. Ss. Ponziano e Ippolito (mf); S. Giovanni Berchmans. Ez 18,1-10.13b.30-32; Sal 50; Mt 19,13-15.
14 DXX Domenica del T.O. / C. XX sett. del Tempo Ordinario - IV sett. del Salterio. S. Massimiliano M. Kolbe. Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53.
Elide Siviero
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