Lettera del Vescovo Claudio
Padova, 09.03.2020
Cari genitori,
questa Quaresima è caratterizzata
dall’invadenza inattesa del Coronavirus che costringe forzatamente le nostre
parrocchie a modificare radicate consuetudini. Anche quelle legate alla celebrazione
dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana – che sono tra le più attese – devono
essere necessariamente riviste.
Sono convinto che questa
situazione rappresenti un’opportunità, perché
ci “costringe” a dare verità e concretezza, finalmente, a tanti valori
proclamati, come la centralità della famiglia, non sempre trasformati in
esperienze e prassi concrete.
Mi spiego meglio.
Quando vi siete sposati vi è
stato chiesto: «Siete disposti ad
accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la
legge di Cristo e della sua Chiesa?». La citazione del rito cristiano,
dovete permettermelo, mi viene naturale. La paura di ferite e di sofferenze che,
a volte, avvengono nelle coppie e che vanno comprese, non può togliere il
matrimonio-sacramento come il riferimento ideale di un Vescovo.
Anche quando avete chiesto il battesimo
del vostro bambino/a, sacramento donato dalla Chiesa indipendentemente dalla
condizione matrimoniale, vi è stato chiesto: «Cari genitori, chiedendo il battesimo per vostro figlio voi vi
impegnate ad educarlo nella fede. Siete consapevoli di questa responsabilità?».
Voi con l’aiuto di padrini/ madrine avete risposto «Sì».
Da questi testi liturgici ricavo
che a voi appartiene il “ministero” dell’educazione alla fede oltre a quello di
educare i vostri figli a essere uomini e donne. Il “ministero”, – cioè il
servizio, in virtù della chiamata che il Signore ci ha rivolto – di educare
alla fede è legato soprattutto al sacramento del matrimonio cristiano, ma anche,
ovviamente, all’esperienza di essere papà e mamma. Non si tratta di sapere
delle cose – e in base a questo sentirci preparati o meno – ma di amare i
nostri figli, attraverso la trama degli affetti quotidiani.
La situazione che stiamo vivendo
ci apre a un pensiero ulteriore: spetta
innanzitutto a voi trasmettere ai vostri figli la via della fede, non solo ai
preti e ai catechisti. I nostri preti, i catechisti, gli accompagnatori dei
genitori sono senz’altro preziosi, ma possono solamente contribuire al vostro
compito, non sostituirvi in toto. Lo so che abbiamo dato la sensazione di
essere noi gli esclusivi titolari dell’educazione alla fede dei bambini, è
stata un’erronea interpretazione, dalla quale, da qualche anno, stiamo cercando
di uscire. A questa intuizione, infatti, sono legate le proposte di
rinnovamento del cammino dell’Iniziazione cristiana, che con coraggio abbiamo
intrapreso in Diocesi. Ammetto che,
tante volte, è risultato più semplice, in un clima di cristianità
generalizzata, offrire pacchetti educativi già confezionati invece di
promuovere la responsabilità e la creatività dei genitori e dei padrini.
Questo “tempo costretto” che
stiamo vivendo, in cui ci è impossibile ritrovarci, sollecita ad esercitare direttamente
il mandato missionario affidato dal Signore a tutti i cristiani: siete
missionari e padri e madri nella fede.
Provate voi stessi allora a raccontare ai vostri figli cosa significa
per voi la fede e l’importanza di Gesù per la vostra vita. Dite loro la
forza e la gioia di appartenere a una comunità cristiana che voi stessi volete
custodire. Create piccoli momenti di preghiera familiare, che possano anche far
comprendere il valore di affidarsi al Signore …
Può darsi che vi troviate
spaesati e impreparati di fronte a questa proposta ma questa è un’occasione
veramente particolare, un’occasione che
definirei di grazia.
Spero che i vostri parroci e
catechisti possano mettersi a disposizione di tutti e di ciascuna famiglia per
offrire alcuni strumenti necessari, aiutandovi soprattutto a esporvi
direttamente con i vostri figli.
Insegnate voi ai vostri bambini
che cosa significa il dono della fede e diventare cristiani; mostrate loro la
bellezza dei sacramenti della Penitenza (come ritorno al Padre, dopo le nostre lontananze),
della Confermazione nello Spirito (come appartenenza al Signore e alla comunità
cristiana), della Comunione eucaristica (come incontro della famiglia di Gesù,
che ci ama gratuitamente e ci rende capaci di amare come Lui).
Trovate le parole e le immagini
per dire che cosa è il Vangelo, come e quando lo si legge e ascolta, come lo si
trasforma in preghiera, che cosa svela del mistero della vita e dell’uomo,
quali sono le speranze e la Speranza che ci presenta. Tramandate ai figli la
cura per i poveri, i deboli, la ricerca della giustizia, dell’amore, della pace
che Gesù ispira continuamente al nostro cuore.
Non ci sono maestri nelle
relazioni educative e nella trasmissione di Verità: a parlare è la vita, la vostra vita, a parlare è la vostra fede.
L’educazione alla fede non richiede lezioni, classi, orari, ruoli. La fede viene trasmessa dalla fede, come la
vita dalla vita. Trasmettono Gesù gli sguardi e le carezze, i rimproveri e,
a volte, anche i difficili ma salutari “no”. È la vostra vita di papà e di mamma che rende presente il Signore:
questo è il carisma e questo è il ministero ecclesiale che vi è affidato!
La vostra vita è scuola di fede! Anche se non lo si vuole, è
comunque così, perché l’adulto è comunque educatore in se stesso. Anche quando si affrontano le difficoltà,
come adesso, si è educatori alla vita e alla fede.
Cari genitori, non spaventatevi. Noi restiamo a vostra disposizione ma
non perdete questa occasione di aiutarci a riscoprire l’antica prassi che
portava la Chiesa ad affidare ai genitori secondo la carne, il dono di generare
alla fede secondo lo Spirito.
Il Signore vi accompagni con la
sua benedizione, perché le comunità e soprattutto voi, papà e mamme, possiate
raccontare ai vostri bambini e ragazzi, le grandi opere di Dio e ciò che Lui ha
operato con voi.
X Claudio, vescovo
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