Il racconto della risurrezione di Lazzaro è una delle “storie di segni” che racconta san Giovanni.
Si tratta qui di presentare Gesù, vincitore della morte. Il racconto culmina nella frase di Gesù su se stesso: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me non morrà in eterno” (vv. 25-26).
Che Dio abbia il potere di vincere la morte, è già la convinzione dei racconti tardivi dell’Antico Testamento.
Nella sua “Apocalisse”, Isaia si aspetta che Dio sopprima la morte per sempre, che asciughi le lacrime su tutti i volti (Is 25,8). E, per concludere, il libro di Daniele prevede che i morti si risveglino - alcuni per la vita eterna, altri per l’orrore eterno (Dn 12,2).
Ma il nostro Vangelo va oltre questa speranza futura, perché vede già date in Gesù “la risurrezione e la vita” che sono così attuali.
Colui che crede in Gesù ha già una parte di questi doni della fine dei tempi.
Egli possiede una “vita senza fine” che la morte fisica non può distruggere. In Gesù, rivelazione di Dio, la salvezza è presente, e colui che è associato a lui non può più essere consegnato alle potenze della morte.
Intenzioni Sante Messe
DOMENICA 26 V Domenica di Quaresima. Ore 9.30: Bertapelle Pietro, Agnese, Gemma, Delfina, Mario e Favaro Agnese; Nicoletti Lino, e Fam. Def., Zanon Regina, Pasquale, Carraro Maria, Marchetto Bruno, Massarotto Gino e Settimo Livia; Badan Bruno; Maggiolo Fabio e nonni; Caon Don Felice; Def. Fam. Betto; Fassina Giuseppe.
Lunedì 27 Ore 8.00: .
MARTEDì 28 Ore 15.00: Per le Anime del Purgatorio.
MERCOLEDì 29 Ore 8.00: Gabriella , Emilio, Gino, Milvia ed Enzo.
GIOVEDì 30 Ore 15.00: Bresolin Emilio, Bortolato Dino e Matilde; Bragagnolo Renato e Palma.
VENERDì 31 Ore 8.00: Gabriella , Emilio, Gino, Milvia ed Enzo.
SABATO 01.04 Ore 18.30: Agostini Tarcisio (anniv.), Cavinato Gino e Ida; Betto Gianfranco; Dalle Fratte Genesio e Def. Fam. Ruffato; Virgis Elio e Pasquali Ada; Tosato Giuseppe e Iolanda; Tosato Felice, Onesta, Bruno e Dorina; Tonello Irma, Celeste, Livia e Dante.
DOMENICA 02 Domenica delle Palme. Ore 9.30: Morosinotto Franco, Miozzo Aurelio, Gemma, Renato, Giovannina e Giovanni; Ballan Anna e Cavinato Carlo; Paparone Pierino e Def. Fam. Zagolin; Fassina Giuseppe (anniv.); Rosso Lino.
Incontri
Martedì ore 21.00 - Incontro-prove per il gruppo della Corale parrocchiale.
Avvisi
· Oggi accogliamo la proposta della CEI che ha pensato ad una Colletta Nazionale per i terremotati di Turchia e Siria; al termie delle Sante messe trovate alle porte della chiesa i cesti per la vostra offerta.
· Nel pomeriggio alle ore 15.00, in Centro parrocchiale, l’incontro per i genitori e i ragazzi del Primo Discepolato 2^ tappa (ragazzi di 4^ elementare).
· Venerdì 31 marzo, alle ore 21.00, in sala Borsi, ci sarà l’incontro quaresimale del Gruppo della Parola.
· Domenica 2 aprile, è la Domenica delle Palme, domenica nella quale ricordiamo Gesù che entra in Gerusalemme acclamato come Re, figlio di Davide; il vangelo ci ricorda che i bambini lo accolsero agitando palme e rami di ulivo. Invito coloro che in questo periodo potano il loro ulivo a scegliere dei rametti e a metterli a disposizione di tutti lasciandoli accanto al campanile. Invito tutti piccoli e grandi a partecipare alla celebrazione con la processione delle palme che avrà inizio alle ore 9.30 dal piazzale antistante la chiesa.
OFFERTE
Colletta Domenica 12.03: € 166,97; Settimana e candele votive:
€ 75,23; Colletta Domenica 19.03: € 174,02; Settimana e candele votive: € 68,43.
Cristo Gesù, vita nuova di chi crede
Il sepolcro da cui Dio fa uscire il suo popolo in esilio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri», con la promessa di ricondurlo nella sua terra (I Lettura), e la tomba da cui Gesù richiama Lazzaro alla vita (Vangelo), sono immagini dell’immersione nell’acqua del battesimo. Immergendosi nell’acqua, coloro che ricevevano il battesimo scendevano simbolicamente nel sepolcro, dove deponevano l’uomo vecchio, quello dominato dalla “carne”, cioè dal peccato (II Lettura). «Lazzaro, vieni fuori!»: l’uscita di Lazzaro dal sepolcro diventa l’immagine del battezzato che risale dall’acqua del battesimo, risorto a una vita nuova.
don Primo Gironi, ssp, biblista
A noi, che conosciamo la fragile precarietà dell’esistenza, oggi Gesù si presenta come colui che possiede e dona la vita.
Riportando alla vita l’amico Lazzaro, egli prefigura e anticipa la sua imminente passione, morte e risurrezione e rivela la vita piena e felice che il Padre prepara per noi.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.
Parola di Dio
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Parola di Dio
Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore,
chi crede in me non morirà in eterno.
Io sono la risurrezione e la vita
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.
5a domenica di Quaresima - 26 marzo 2023
Entro nel testo
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Dal Vangelo di Giovanni
In quel tempo un certo Lazzaro di Betània, […], era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire (a Gesù): «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, […], si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
Mi lascio ispirare
In quel tempo un certo Lazzaro di Betània, […], era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire (a Gesù): «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, […], si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
Mi lascio ispirare
Tristezza - Un grido per la vita
Gesù piange e si commuove profondamente. La morte di Lazzaro è per lui un momento particolarmente intenso. Sappiamo da altre pagine del Vangelo che erano amici e insieme con i giudei ci sentiamo di poter dire: «Guarda come lo amava!». Gesù è triste, come lo siamo noi quando muore una persona che ci sta a cuore, viene meno un legame importante, lasciamo un’esperienza bella o ci sentiamo particolarmente vulnerabili. D’altra parte, la tristezza è anzitutto un segnale del nostro amore, di quanto teniamo a una persona, a una relazione, a un’esperienza e a buon diritto possiamo riconoscerla e viverla, lasciando che il cuore ami anche in questo modo. Quell’emozione che invece a volte ci porta a chiuderci se non anche ad arrabbiarci e a diventare duri o acidi verso la vita e le persone – spesso quelle più vicine! – Gesù la trasforma in occasione di vita più grande, di attenzione non tanto a sé stesso ma agli altri. Egli sa trasformarla in forza ed energia per la vita, perché «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Ed ecco, allora, che chiama alla vita il suo amico e non per un egoismo personale, per poter stare ancora in serena compagnia con lui, ma per aprire alla vita vera il cuore di tutti i presenti, che sembrano morti anche loro, perché incapaci di vedere oltre. Marta e Maria, gli amici e i conoscenti di Lazzaro, sono chiusi in una tristezza che fa disperare e che Gesù desidera sciogliere per sempre: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà». Ed ecco che il suo pianto sfocia in un grido per la vita di tutti: «Lazzaro, vieni fuori!».
Rifletto...
Quali legami posso vivere con più libertà, così da vivere un amore più grande? Posso lasciarmi spogliare dalla vita coltivando la fede nel Signore Gesù, credendo che “anche se muoio vivrò”.
Gesù piange e si commuove profondamente. La morte di Lazzaro è per lui un momento particolarmente intenso. Sappiamo da altre pagine del Vangelo che erano amici e insieme con i giudei ci sentiamo di poter dire: «Guarda come lo amava!». Gesù è triste, come lo siamo noi quando muore una persona che ci sta a cuore, viene meno un legame importante, lasciamo un’esperienza bella o ci sentiamo particolarmente vulnerabili. D’altra parte, la tristezza è anzitutto un segnale del nostro amore, di quanto teniamo a una persona, a una relazione, a un’esperienza e a buon diritto possiamo riconoscerla e viverla, lasciando che il cuore ami anche in questo modo. Quell’emozione che invece a volte ci porta a chiuderci se non anche ad arrabbiarci e a diventare duri o acidi verso la vita e le persone – spesso quelle più vicine! – Gesù la trasforma in occasione di vita più grande, di attenzione non tanto a sé stesso ma agli altri. Egli sa trasformarla in forza ed energia per la vita, perché «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Ed ecco, allora, che chiama alla vita il suo amico e non per un egoismo personale, per poter stare ancora in serena compagnia con lui, ma per aprire alla vita vera il cuore di tutti i presenti, che sembrano morti anche loro, perché incapaci di vedere oltre. Marta e Maria, gli amici e i conoscenti di Lazzaro, sono chiusi in una tristezza che fa disperare e che Gesù desidera sciogliere per sempre: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà». Ed ecco che il suo pianto sfocia in un grido per la vita di tutti: «Lazzaro, vieni fuori!».
Rifletto...
Quali legami posso vivere con più libertà, così da vivere un amore più grande? Posso lasciarmi spogliare dalla vita coltivando la fede nel Signore Gesù, credendo che “anche se muoio vivrò”.
Tristezza, malinconia, mancanza, ci dicono che non bastiamo a noi stessi
“Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”, canta il poeta Mario Luzi. È una domanda bellissima, ma chi potrà ancora porsela? Nel mondo globalizzato in cui viviamo, con una apparente spensieratezza, evitiamo di fare veramente esperienza della tristezza e della mancanza, sentimenti profondamente umani, associati ad un vissuto di perdita, non solo di persone care, ma anche di status, salute, obiettivi, valori. Il pianto stesso, che può essere un indicatore di tristezza intensa, aiuta ad esprimere agli altri ciò che proviamo e segnala loro il bisogno di vicinanza e aiuto. Altra funzione importante della tristezza è quella di consentirci il raccoglimento, promuovendo la riflessione e l’analisi profonda sugli eventi della nostra vita, con la possibilità di cercare un senso a quello che ci accade o al nostro dolore. È quindi fondamentale per elaborare gli eventi spiacevoli che ci accadono ed ha anche la potenzialità di agire come stimolo al cambiamento. Per consentirci di sentire la nostra tristezza ed esprimerla, dobbiamo poter dire a noi stessi e agli altri che, quantomeno in uno specifico momento, siamo vulnerabili, che non bastiamo a noi stessi. Ci si scopre mendicanti di senso ed aperti alla beatitudine dei poveri in spirito (Mt 5,3).
Una voce dal Kenya
John e Veronica sono due infermieri che lavorano in medicina e si dedicano ai pazienti bisognosi di cure palliative. Un giorno vengono in ufficio con una richiesta. Mi raccontano della loro esperienza, di come mantengono il contatto telefonico con alcuni pazienti che l’ospedale dimette perché sprovvisto del reparto per i malati cronici e come nel tempo libero prendono il ‘matato’ per andare a trovarli portando loro qualche medicina. Si commuovono parlando di queste persone che spesso sono condannate a morire perché incapaci di pagarsi le cure e di come si sentono abbandonati. I due infermieri desiderano così coinvolgere anche l’ospedale e implorano di poter fare di più. Condivido con loro l’iniziativa, ma purtroppo mi trovo a spiegare che l’ospedale non ha le forze sufficienti per organizzare un sostegno per questa necessità. Se ne vanno sconsolati ed io con loro. Alla sera ripenso a questa sofferenza e mi dico: “Ma che stupido sono! Certo che abbiamo le forze, la Provvidenza provvederà”. Nelle settimane seguenti mi metto in contatto con due donatori e grazie ad un’offerta, avviamo il sostegno di questi ammalati che ci fa scontrare con una realtà di sofferenza e miseria. Anche il personale dell’ospedale decide di coinvolgere le proprie comunità raccogliendo beni e soldi per le famiglie degli ammalati. Questa è la perla vera: mettersi insieme nella compassione.
Don Sandro - Fidei donum
mpara a leggere la tristezza. Nel nostro tempo è considerata solo un male da fuggire a tutti i costi, e invece può essere un indispensabile campanello di allarme, che ci invita a esplorare paesaggi più ricchi e fertili che la fugacità e l’evasione non consentono. A volte la tristezza lavora come un semaforo, ci dice: è rosso, fermati! Accoglila, sarebbe molto più grave non avvertire questo sentimento. (Papa Francesco)
“Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”, canta il poeta Mario Luzi. È una domanda bellissima, ma chi potrà ancora porsela? Nel mondo globalizzato in cui viviamo, con una apparente spensieratezza, evitiamo di fare veramente esperienza della tristezza e della mancanza, sentimenti profondamente umani, associati ad un vissuto di perdita, non solo di persone care, ma anche di status, salute, obiettivi, valori. Il pianto stesso, che può essere un indicatore di tristezza intensa, aiuta ad esprimere agli altri ciò che proviamo e segnala loro il bisogno di vicinanza e aiuto. Altra funzione importante della tristezza è quella di consentirci il raccoglimento, promuovendo la riflessione e l’analisi profonda sugli eventi della nostra vita, con la possibilità di cercare un senso a quello che ci accade o al nostro dolore. È quindi fondamentale per elaborare gli eventi spiacevoli che ci accadono ed ha anche la potenzialità di agire come stimolo al cambiamento. Per consentirci di sentire la nostra tristezza ed esprimerla, dobbiamo poter dire a noi stessi e agli altri che, quantomeno in uno specifico momento, siamo vulnerabili, che non bastiamo a noi stessi. Ci si scopre mendicanti di senso ed aperti alla beatitudine dei poveri in spirito (Mt 5,3).
Una voce dal Kenya
John e Veronica sono due infermieri che lavorano in medicina e si dedicano ai pazienti bisognosi di cure palliative. Un giorno vengono in ufficio con una richiesta. Mi raccontano della loro esperienza, di come mantengono il contatto telefonico con alcuni pazienti che l’ospedale dimette perché sprovvisto del reparto per i malati cronici e come nel tempo libero prendono il ‘matato’ per andare a trovarli portando loro qualche medicina. Si commuovono parlando di queste persone che spesso sono condannate a morire perché incapaci di pagarsi le cure e di come si sentono abbandonati. I due infermieri desiderano così coinvolgere anche l’ospedale e implorano di poter fare di più. Condivido con loro l’iniziativa, ma purtroppo mi trovo a spiegare che l’ospedale non ha le forze sufficienti per organizzare un sostegno per questa necessità. Se ne vanno sconsolati ed io con loro. Alla sera ripenso a questa sofferenza e mi dico: “Ma che stupido sono! Certo che abbiamo le forze, la Provvidenza provvederà”. Nelle settimane seguenti mi metto in contatto con due donatori e grazie ad un’offerta, avviamo il sostegno di questi ammalati che ci fa scontrare con una realtà di sofferenza e miseria. Anche il personale dell’ospedale decide di coinvolgere le proprie comunità raccogliendo beni e soldi per le famiglie degli ammalati. Questa è la perla vera: mettersi insieme nella compassione.
Don Sandro - Fidei donum
mpara a leggere la tristezza. Nel nostro tempo è considerata solo un male da fuggire a tutti i costi, e invece può essere un indispensabile campanello di allarme, che ci invita a esplorare paesaggi più ricchi e fertili che la fugacità e l’evasione non consentono. A volte la tristezza lavora come un semaforo, ci dice: è rosso, fermati! Accoglila, sarebbe molto più grave non avvertire questo sentimento. (Papa Francesco)
Terremoto in Turchia e Siria:
il 26 marzo colletta nazionale per le popolazioni colpite
“Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto, che ha causato migliaia di morti e di feriti. Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una lunga guerra”.
Facendo proprio l’appello di Papa Francesco, al termine dell’udienza generale di mercoledì 8 febbraio, la Presidenza della CEI, a nome dei Vescovi italiani, rinnova profonda partecipazione alle sofferenze e ai problemi delle popolazioni di Turchia e Siria provate dal terremoto. Per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali di chi è stato colpito da questa calamità, la CEI ha disposto un primo stanziamento di 500.000 euro dai fondi dell’8xmille per iniziative di carità di rilievo nazionale. Tale somma sarà erogata tramite Caritas Italiana, già attiva per alleviare i disagi causati dal sisma e a cui è affidato il coordinamento degli interventi locali. Continua a crescere, infatti, il numero delle vittime accertate, mentre sono ancora diverse migliaia le persone disperse e quelle ferite. Drammatica anche la condizione dei sopravvissuti, che hanno bisogno di tutto, stretti tra le difficoltà del reperimento di cibo e acqua e le rigide condizioni climatiche.
Consapevole della gravità della situazione, la Presidenza della CEI ha deciso di indire una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo 2023 (V di Quaresima): sarà un segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate. Sarà anche un’occasione importante per esprimere nella preghiera unitaria la nostra vicinanza alle persone colpite.
“Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto, che ha causato migliaia di morti e di feriti. Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una lunga guerra”.
Facendo proprio l’appello di Papa Francesco, al termine dell’udienza generale di mercoledì 8 febbraio, la Presidenza della CEI, a nome dei Vescovi italiani, rinnova profonda partecipazione alle sofferenze e ai problemi delle popolazioni di Turchia e Siria provate dal terremoto. Per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali di chi è stato colpito da questa calamità, la CEI ha disposto un primo stanziamento di 500.000 euro dai fondi dell’8xmille per iniziative di carità di rilievo nazionale. Tale somma sarà erogata tramite Caritas Italiana, già attiva per alleviare i disagi causati dal sisma e a cui è affidato il coordinamento degli interventi locali. Continua a crescere, infatti, il numero delle vittime accertate, mentre sono ancora diverse migliaia le persone disperse e quelle ferite. Drammatica anche la condizione dei sopravvissuti, che hanno bisogno di tutto, stretti tra le difficoltà del reperimento di cibo e acqua e le rigide condizioni climatiche.
Consapevole della gravità della situazione, la Presidenza della CEI ha deciso di indire una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo 2023 (V di Quaresima): sarà un segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate. Sarà anche un’occasione importante per esprimere nella preghiera unitaria la nostra vicinanza alle persone colpite.
Con Gesù verso la Croce e la Pasqua
Anche a noi la “Settimana Santa” offrirà l’occasione di un cammino interiore di conversione che ci condurrà alla vera comprensione della passione e della croce. Infatti, nella logica umana la morte di Gesù è giudicata un fallimento, un non senso (è la logica di quanti “scherniscono” e “deridono” Gesù sotto la croce: Mt 27,39-44). Ma nella logica di Dio la salvezza dell’uomo è possibile solo attraverso il fallimento della croce («Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e degli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno»: Lc 9,22).
Se la croce appare un fallimento, in realtà diventa “il luogo” della vittoria di Gesù, perché è da lì che scaturisce la salvezza dell’uomo ed è lì che viene portato a compimento il progetto che Dio ha pensato per l’umanità ferita dal peccato («È compiuto!»: Gv 19,30). Immedesimandoci nei personaggi dei racconti della passione, parteciperemo al cammino di sofferenza e di gloria di Gesù. Ci prendono per mano queste parole di san Gregorio Nazianzeno: «Se sei Simone di Cirene prendi la croce e segui Cristo. Se sei il ladro e se sarai appeso alla croce, se cioè sarai punito, fa’ come il buon ladrone, entra con Gesù in paradiso. Se sei Giuseppe d’Arimatea, richiedi anche tu il suo corpo e renditi così partecipe della salvezza del mondo.
Se sei Nicodemo, seppellisci e ungi il suo corpo, cioè circondalo della tua adorazione. E se tu sei una delle Marie, piangi al sepolcro, guarda per prima la pietra rovesciata e va’ incontro al Risorto».
Preghiera mensile
Del Papa: Preghiamo per una maggiore diffusione di una cultura della nonviolenza, che passa per un sempre minore ricorso alle armi, sia da parte degli Stati che dei cittadini.
Per la famiglia: Perché ogni famiglia sappia attingere dalla passione, morte e risurrezione di Cristo la forza necessaria per risollevarsi dalle prove che la vita riserva.
Mariana: Perché Maria ci insegni a vedere Cristo nei fratelli, in particolare in quelli che vivono la prova.
Calendario liturgico: 27 Marzo - 2 Aprile 2023
27 L Con te, Signore, non temo alcun male. Non l'adultera, ma Gesù è il vero accusato, che però non cade nell’insidia e svela come tutti abbiano bisogno di perdono. S. Ruperto; B. Francesco Faà di Bruno; B. Pellegrino da Falerone. Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8,1-11
28 M Signore, ascolta la mia preghiera. Gesù è segno di contraddizione che verrà riconosciuto come Figlio di Dio quando sarà innalzato sulla croce. S. Stefano Harding; S. Ilarione; B. Giovanna M. de Maillé. Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30
29 M A te la lode e la gloria nei secoli. Per essere discepoli di Cristo dobbiamo rimanere nella sua Parola, per fare la volontà di Dio. S. Guglielmo Tempier; S. Ludolfo; S. Eustasio. Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42
30 G Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza. Tra il Padre e il Figlio vi è una comunione piena verso cui tende la storia della salvezza. S. Secondo; S. Leonardo Murialdo; B. Amedeo IX. Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59
31 V Nell’angoscia t’invoco: salvami, Signore. Gesù chiama Dio «Padre mio», provocando la reazione violenta degli avversari. S. Beniamino; S. Balbina; B. Bonaventura da Forlì. Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42.
1 S Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge. Lo stesso segno suscita fede in qualcuno e rifiuto in altri: Dio non costringe mai nessuno a credere. S. Maria Egiziaca; S. Ugo di Grenoble. Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56
2 D Domenica delle Palme: Passione del Signore / A (rosso). Settimana santa - II sett. del Salterio. Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14–27,66. Oggi si celebra nel Tempio di S. Paolo in Alba una santa Messa secondo le intenzioni dei lettori de «La Domenica»