XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
San Tommaso d’Aquino, il grande teologo del Medioevo, utilizza
un’immagine: noi uomini siamo come una freccia già in piena corsa. Un altro ha
preso la mira e ha tirato. Non spetta più a noi cercare un obiettivo: è già
stabilito.
E dove va questa freccia di cui il Creatore ha stabilito l’obiettivo?
Ecco la risposta: la freccia corre verso il bene, e dunque verso la felicità.
Dio, e la felicità di essere presso di lui, corrispondono alla più profonda
aspirazione dell’uomo.
Qui non vi è nulla di imposto, nessun compito da fare come penso, nessun
passaggio a gincana, non dobbiamo stringere i denti. Come il ruscello scorre
naturalmente verso il mare, così l’uomo è in cammino verso Dio.
Questo insegnamento sugli uomini si trova nella parabola di Gesù che ci
presenta il Vangelo.
È riassunto in sette righe di una semplicità geniale. Il Regno dei cieli
è proprio ciò che si cerca nel profondo del cuore. È come un tesoro di cui si
scopre l’esistenza.
È come una perla, la perla delle
perle che il mercante ha cercato per tutta la sua vita.
Se il mercante raggiunge il suo obiettivo, non è grazie alla sua
tenacia, ma perché ciò gli è concesso in dono. Tuttavia il regno dei cieli non
ci è tirato in testa. Bisogna impegnarsi personalmente, essere pronti anche a
sacrificare tutto. Ma non per una cosa estranea.
È ciò che abbiamo di più personale, e al tempo stesso un dono. E bisogna
saper cogliere questo dono; bisogna essere pronti. Quando si raggiunge
l’obiettivo, non bisogna crollare come dopo un eccesso di sforzo, ma esultare
di indescrivibile gioia.
Il segreto del cristianesimo può essere espresso in un’immagine di sette
righe.
Ce ne vogliono un po’ di più ai predicatori! Quanto a ciascuno di noi,
ci vuole tutta una vita per capirlo.

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