17 GIUGNO 2018
L’evangelista Marco ci presenta le parabole del seme e del granello di senape per farci comprendere lo sviluppo inaspettato del Regno di Dio che Gesù annuncia tra difficoltà, ostacoli e rifiuto.
L’INIZIATIVA PARTE DA DIO. NOI SIAMO COLLABORATORI
IL ramoscello tagliato dalla cima del cedro e trapiantato su un alto monte per diventare un albero maestoso (I Lettura) simboleggia il popolo d’Israele decimato nei suoi vertici deportati in esilio, ma che non viene abbandonato.
In prospettiva può anche simboleggiare il popolo cristiano riunito all’ombra dell’albero della croce di Cristo, verso cui guarda, ancora nebulosamente, il profeta Ezechiele per tenere desta la speranza del popolo perché resti fedele a Dio anche nella prova.
La parabola del granellino di senape (Vangelo) che diventa un grande arbusto, ci insegna che anche noi, se vogliamo che il seme della Parola di Dio ci cresca dentro, dobbiamo lasciarci maturare dalla sua forza più che dalla nostra bravura, ben sapendo che è sempre Dio a prendere l’iniziativa: è lui che decide dove e quando tagliare, piantare, seminare e far crescere.
Noi possiamo liberamente collaborare accogliendo il seme della sua parola di salvezza e permettere che cresca nel nostro cuore. Solo così gli uccelli, cioè il nostro prossimo, vi troveranno accoglienza e solidale riparo.
Vito Di Luca, ssp
18 giugno
Un santo tanto vicino, ma poco
conosciuto: San Gregorio Barbarigo.
Gregorio Barbarigo nel 1656 viene incaricato da Alessandro VII di coordinare i soccorsi agli appestati dell'Urbe. Il Papa ha grande fiducia in questo 31enne sacerdote veneziano,e nel 1667 lo nomina vescovo di Bergamo, poi lo crea cardinale. Gregorio agisce secondo lo stile del suo modello: san Carlo Borromeo.
Passa poi a Padova, diocesi che guiderà per trentatré anni fino alla morte.
Si dedicò personalmente ad organizzare le lezioni di catechismo e ad invitare tutti alla celebrazione della Messa.
Visitò le 320 parrocchie della diocesi, includendo le più lontane e difficili da raggiungere. Organizzò i parroci e formò i catechisti.
Fece aumentare il numero delle stamperie di libri religiosi, e si interessò in modo particolare affinché i futuri sacerdoti fossero ben formati. Il suo seminario arrivò a essere considerato uno dei migliori d'Europa.
Lavorò per la riunificazione con le Chiese orientali dove dà grande slancio al seminario, puntando molto sul sapere teologico, biblico, ma anche delle lingue orientali. Si fa anche riformatore dei costumi del clero. «Mangia con la servitù e non tralascia mai d'insegnare la dottrina cristiana, di fare missioni e assistenza a' moribondi», narra un testimone.
Muore nel 1697. Verrà proclamato santo da Giovanni XXIII nel 1960.
Cavino lo ricorda con un altare, una via che porta il suo nome e la titolazione della scuola dell’infanzia. Cavino è stato onorato di ospitare durante la 2^ guerra mondiale il suo corpo insieme a quello del Beato Giordano Forzatè. I corpi dei Beati padovani chiusi in semplice urne, vengono trasportati in forma privatissima da Padova a Cavino e collocati nella nostra chiesa, a terra ai lati dell'altare di S. Antonio.
Rimarranno fino al 10 novembre 1946. I cavinesi, con rammarico ma anche con tanta gioia per l'onore toccato loro, danno il saluto ai Corpi dei Beati che ricollocati in urne preziose sopra un carro con baldacchino e riccamente addobbato di damaschi e fiori sono
ricondotti a Padova. Mons. Vescovo con elevato discorso ringrazia i parrocchiani di Cavino dell'ospitalità concessa ai Beati di Padova, nella chiesa di Cavino durante la guerra e incita tutti a rimanere saldi e forti nella fede
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