venerdì 4 maggio 2018

QUESTO VI COMANDO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI

 06 MAGGIO 2018

Il Vangelo odierno contiene l’annuncio che non c’è gioia più grande dell’amore di Dio Padre e di Cristo suo Figlio. 
Un amore che ci è dato perché sia testimoniato verso tutti, per convincere il mondo che veramente «Dio è amore».

QUESTO VI COMANDO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI


UN ascolto intelligente dei testi liturgici odierni ci aiuta a cogliere ancora una volta l’amore di Cristo «che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,19). Un amore gratuito, senza frontiere. Novità introdotta dalla Pasqua del Signore. 
La narrazione del battesimo del pagano Cornelio e di quelli della sua casa (I Lettura) fa intravvedere la prospettiva universale dell’amore che viene da Dio e il posto che in essa ha il discepolo di Cristo. Il Vangelo, sorgente di vita, è offerto a tutti gli uomini, senza eccezioni. 
«Dio è amore», ci dice san Giovanni (II Lettura). Esiste un rapporto meraviglioso e vitale tra Dio e noi, attuato concretamente mediante il Cristo: «Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui». 
Una vera e propria rivoluzione che ha segnato anche il cambiamento dei rapporti umani. 
Nel discorso dell’ultima Cena (Vangelo) Gesù svela il mistero dell’unità tra lui e i discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ha amato voi. Rimanete nel mio amore ». Compito del cristiano è riversare questo amore sui fratelli e le sorelle.

Domenico Brandolinossp







SAN LEOPOLDO MANDIC


SAN Leopoldo (Bogdan Ivan) Mandic´ nasce il 12 maggio 1866 a Castelnuovo di Cattaro (oggi Herceg Novi in Montenegro, all’epoca impero austro-ungarico). Al suo paese in riva al mare frequenta il piccolo convento dei Cappuccini veneti. A 16 anni parte per l’Italia: Udine, poi Bassano del Grappa, dove riceve il nome di fra Leopoldo.
Quando nel 1890 diventa sacerdote, ha un sogno: spendere la vita per riconciliare con Roma i cristiani orientali separati. Il piccolo frate (alto 1,35 m) è un pioniere dell’ecumenismo. Vuole raggiungere il suo «popolo orientale » e per un paio di volte sembra riuscirci. È a Zara e a Capodistria, ma per poco.+
 Nella guerra del 1915-1918, avendo passaporto di Paese «nemico», deve prendere la via del confino politico in Campania.

Di nuovo a Padova, è confessore ricercatissimo, tanto che nel 1923, destinato a Fiume, il vescovo mons. Elia Dalla Costa chiede e ottiene il suo ritorno. Spende il resto della vita in un’angusta cella-confessionale. Una decina di ore al giorno, nonostante la salute malferma e un tumore all’esofago che lo porterà alla morte. Confida: «Ogni anima che chiederà il mio ministero sarà il mio Oriente»
È straordinariamente generoso nel dispensare il perdono del Signore. «Stia tranquillo, metta tutto sulle mie spalle, ci penso io», e si addossa veglie notturne e digiuni. Possiede il dono della profezia e quello di leggere nei cuori. La preghiera assidua e la frequentazione dei testi biblici e patristici rendono illuminato il suo consiglio. Muore il 30 luglio 1942. Canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1983. La liturgia lo ricorda il 12 maggio. 
P. Giovanni Lazzara  Ofm cap

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