sabato 2 novembre 2019

Domenica 3 novembre 2019 UN UOMO DI NOME ZACCHEO VOLEVA VEDERE GESU'

3  novembre 2019

UN UOMO DI NOME ZACCHEO VOLEVA VEDERE GESU'


A Gerico si trovava un posto di controllo doganale dell’amministrazione romana. 
Zaccheo era il capo dei controllori.
Egli aveva sulla coscienza non solo le estorsioni e le malversazioni finanziarie abituali fra i “doganieri” dell’epoca, ma era considerato anche traditore politico e religioso, perché collaborava con i detestati oppressori della Palestina e, anzi, li sosteneva. 

Non sappiamo quali motivazioni spingessero Zaccheo nel desiderio di vedere Gesù. 
Nessuno tra la folla degli Ebrei pii gli fa posto in prima fila, né gli permette di salire sul suo tetto e perciò Zaccheo deve salire su un albero. 
Vedendolo, Gesù, di sua iniziativa, si invita a casa sua. 
Non solo Zaccheo è pieno di gioia, ma Gesù stesso è felice di poter perdonare il peccatore pentito e di accoglierlo come un figlio prodigo. 
Gesù esprime la sua gioia con queste parole: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo”. 
Gesù esprime così il suo amore e il suo completo dedicarsi ai peccatori: sono essi che si sono allontanati, eppure è lui che è venuto a cercarli.


Zaccheo disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato, restituisco quattro volte tanto».



Un inno di lode alla compassione divina apre la Liturgia della parola di questa domenica. Che cos’è il mondo? Che cosa siamo noi? 
Poca cosa: polvere che un leggero soffio disperde, goccia di rugiada che evapora al primo raggio di sole. Eppure tanto preziosi per Dio, che ama la vita e si china paziente e compassionevole sulle sue creature. Siamo opera sua, protetti dal suo alito di vita che non disperde ma conserva (I Lettura). 
Gesù alza lo sguardo, sguardo d’amore su Zaccheo e voce amica. Guarda, e parla al suo cuore insoddisfatto e malato. 
Vi legge il tumulto dei sentimenti, le ferite che si porta dentro, il desiderio sincero di cambiare vita. Zaccheo è un “perduto”, ma l’alba della salvezza sorge per lui e riveste di grazia l’oggi del peccato che lo abita (Vangelo). 
Nella vicenda di Zaccheo, il perduto-ritrovato, rinveniamo le ragioni della fraternità spirituale che è il tessuto connettivo della Chiesa. 
È ciò che unisce le menti e i cuori; sostiene la fede; fa proprie e consegna al Padre le comuni vicissitudini; mantiene il gusto del bene; protegge dalle vane suggestioni e dalle derive misticheggianti; null’altro desidera, purché Dio sia da tutti glorificato. Preghiamo gli uni per gli altri (II Lettura).
don Giuliano Saredi, ssp

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